HOME non è mai politica attuale la parola dei profeti disarmati, ma in un popolo ci vogliono i politici attuali e i politici inattuali, e se i primi sono giudicati savi e i secondi matti, ci vogliono i savi e ci vogliono i matti, e guai ai popoli che hanno solo i savi perché spetta di solito ai matti porre e coltivare i germi della politica avvenire (B. Croce)
_______________________________
Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

Condividi su Facebook

sabato 30 maggio 2009

Piccoli, teneri dinosauri cerchiobottisti


Inizia l’ultima settimana di campagna elettorale, ogni volta peggiora. Quando si profila una elezione minimamente combattuta l’ultima settimana diventa un periodo di congiure e colpi bassi.
Il punto è che i sondaggi da chiunque commissionati indicano tutti che si farà il ballottaggio per il Comune di Terni (per carità i sondaggi in passato sono stati anche clamorosamente smentiti, soprattutto quelli locali) e questo certo contribuisce ad alzare il livello dello scontro.
Persiste in alcune analisi politiche della situazione l’utilizzo di un metro di giudizio superato e del tutto inattuale. Una di queste, alcuni giorni fa, evidenziava (succedeva anche ai tempi della prima Repubblica) che il dibattito avrebbe tralasciato “il programma” per occuparsi di cose meno “nobili”.
Per carità si fa sempre bella figura a bacchettare entrambi gli schieramenti e, in particolare, si fa sempre bella figura ad appellarsi alla necessità di una maggiore considerazione de “il programma”.
Però il mondo è cambiato e soprattutto sono cambiate sia le leggi elettorali che il rapporto elettori-eletti (o meglio in questo caso, candidati).
Questa litania su “il programma” come se fosse un simbolo a cui accostarsi con reverenza sacerdotale in realtà è fuori dalla storia. Non che non sia importante che i candidati dicano prima quello che vogliono fare una volta eletti, anzi è fondamentale, ma gli elettori sanno bene che per un lunghissimo periodo della prima Repubblica, quando uno diceva “attenzione: prima parliamo del programma” significava “attenzione: prima ci accordiamo sulle poltrone” e quindi hanno sviluppato una sana diffidenza verso questo termine che infatti sta troppo spesso nelle bocche sbagliate. Oltretutto programma significa idee e proposte e mentre sono veramente tanti quelli che giurano che i loro pensieri sono tutti presi da “il programma” risultano drammaticamente pochi quelli che se richiesti riescono a tirare fuori una idea o, peggio, una proposta concreta.
Allora i conti non tornano e gli elettori restano diffidenti, i nuovi sistemi elettorali, ormai consolidati nella mente degli elettori sono pensati invece per non aver nessun timore reverenziale nei confronti de “il programma” . Nessuno dimentichi che in Italia ci sono attualmente vigenti un mucchio di sistemi elettorali ma quello che sembra funzionare ancora meglio, a mio avviso, è proprio quello con cui andremo ad eleggere i Sindaci tra una settimana.
Un po’ in tutti i nuovi sistemi, ma particolarmente in quello dei Sindaci, il programma ha un ruolo concreto ma non decisivo, perché nella seconda (e speriamo presto terza) Repubblica il programma è il candidato.
La grande intuizione di questi sistemi incentrati sul leader è che gli elettori quando andavano a votare e, allora, potevano eleggere solo una coalizione, non avevano più alcuna fiducia che quella coalizione una volta eletta e una volta espresso un governo (una giunta e un sindaco, nel caso delle amministrative) dopo estenuanti notturne trattative di palazzo avesse la benché minima capacità e/o volontà di realizzare le cose promesse e “imbalsamate” ne “il programma” così bello e irraggiungibile.
Nei sistemi attuali invece il programma è il candidato.
Nel senso che alle vacue promesse de “il programma” si sostituisce la leadership e quindi la credibilità personale del candidato. Quindi come obiettivi programmatici valgono più le cose e le opinioni che il leader ha detto in passato, o meglio ancora, quello che è ragionevole aspettarsi da lui una volta eletto, che mille documenti.
Questo i vecchi babbioni sia di sinistra che di destra (ma molto più di sinistra) semplicemente non lo hanno capito.
Il programma oggi ha una qualche rilevanza esclusivamente nel senso di “contratto con gli elettori”, lo capì per primo il Presidente Silvio Berlusconi, naturalmente irriso e sbeffeggiato come “parvenu” della politica da tutto il centrosinistra allora, mentre oggi perfino Di Girolamo a Terni non sapendo più a che Santo votarsi, firma patti con la città di Terni, apparendo poco meno di una parodia.
E perché diventa importante come contratto? Perché “il programma” è “il candidato” e il contratto serve solo come punto di riferimento futuro, per potersi “fidare” che chi lo promette ha oggi una reale credibilità di realizzarlo. E’ un concetto un po’ sottile, ma, per capirci, il programma/contratto oggi svolge la stessa funzione che nella pubblicità ha l’invito alla verifica della promessa: “il nostro è il tonno così tenero, che si taglia con un grissino”. “il tonno è tenero” è il candidato (candidato/programma) e il “si taglia con un grissino” è il patto con gli elettori. Nessuno sano di mente compra tonno e grissini per fare la prova a casa, però so che quel tonno potrebbe essere desiderabile perché è tenero, e chi lo vende è così convinto che è tenero che mi invita a fare la prova con un grissino: quindi è più facile che sia vero.

Quello che mi rincuora è che mentre il Centrosinistra inizia adesso a rassegnarsi a questi ragionamenti e deve ancora combattere con molti al suo interno, che proprio non ci vogliono stare, nel Centrodestra sta già passando alla sua fase operativa una nuova idea, quella del partito “leggerissimo”, quasi esclusivamente internet, sulla quale stanno alacremente lavorando i Palmieri, i Valducci, ecc. Naturalmente è in arrivo una salva di risate e di sberleffi da parte del Centrosinistra che li considera dei “parvenus”, ma questa potrebbe essere la nuova frontiera politica e la sinistra è ancora una volta drammaticamente indietro (ma questa è un'altra storia).

E’ per questo che quando leggo un “opinionista” che, con fare altero, bacchetta le coalizioni maggiori e invoca le proprietà salvifiche de “il programma” (o peggio un candidato), mi viene da sorridere.

Ma esiste un metodo infallibile: al prossimo che vi parla de “il programma” con fare reverenziale chiedetegli di farvi un esempio, di dirvi una buona idea, magari anche piccola, magari copiata, ma una proposta utile per la nostra Città, se non masticherà pezzi di frasi trite e ritrite continuate a parlarci, altrimenti chiamate il WWF, perché siete di fronte a uno degli ultimi esemplari di un piccolo, tenero, dinosauro cerchiobottista, con la testa piena zeppa di aria.

Paolo Cianfoni
(photo InfoMofo from flickr)

Nessun commento: