HOME non è mai politica attuale la parola dei profeti disarmati, ma in un popolo ci vogliono i politici attuali e i politici inattuali, e se i primi sono giudicati savi e i secondi matti, ci vogliono i savi e ci vogliono i matti, e guai ai popoli che hanno solo i savi perché spetta di solito ai matti porre e coltivare i germi della politica avvenire (B. Croce)
_______________________________
Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

Condividi su Facebook

venerdì 30 maggio 2008

Notizie dai Circoli dell'Umbria - Il Circolo di Montegabbione

Il consueto stile coinvolgente e dinamico di Rita Roncella, la presidente del Circolo del Buongoverno di Montegabbione, ha dato il ritmo alla bella occasione di incontro che si è svolta ieri, 29/05, alla sala IV Novembre di Fabro Scalo (TR). Dopo il saluto dell'On. Rocco Girlanda, di fronte a una sala affollata e attenta il Sen. Marcello dell’Utri, presidente nazionale dei Circoli del Buongoverno e Nicholas Farrel, editorialista di “Libero”, hanno presentato, in anteprima rispetto alla pubblicazione prevista per il prossimo inverno, i diari di Mussolini. Il Sen. Dell’Utri ha sottolineato come il rilevantissimo documento, lungi dal modificare il giudizio morale e storico sul fascismo, getti una luce nuova sulla persona di Mussolini, che spazza via le semplificazioni della propaganda di ogni colore, per mostrarci una persona di cultura, che con profondità nell’analisi e coscienza delle difficoltà ha governato l’Italia travolta dalla guerra mondiale.Alla conferenza è seguita una cena con la partecipazione dei massimi esponenti del PdL umbro, dove Rita Roncella e il Vicepresidente del Circolo di Montegabbione, Mario Montegiove hanno ottimamente svolto il ruolo dei padroni di casa e fornito una positiva occasione ai tanti dirigenti e semplici aderenti del PdL intervenuti, di respirare l'atmosfera di entusiasmo e buona volontà che accompagna il processo di crescita del nuovo Movimento anche in Umbria.

lunedì 26 maggio 2008

Mons. Paglia indica alla città di Terni la via difficile per la normalità

Il Vescovo di Terni Mons. Vincenzo Paglia con la sua iniziativa richiama le forze politiche e sociali della città di Terni a ragionare su quanto è possibile fare con un impegno comune di tutta la Città, non solo sul piano dei valori, ma anche su quello istituzionale e direttamente politico. E’ un atto forte, innovativo e coraggioso. Se questo sia anche uno sconfinamento, come molti hanno rilevato apertamente, o mugugnato a denti stretti, è una questione poco appassionante, chi vuole ha naturalmente tutto il diritto di rilevarla, ma alla critica deve far seguire anche una risposta nel merito dei temi che Mons. Paglia ha posto, che sono di primissimo piano per il futuro della Città di Terni, altrimenti si tratterebbe della ben nota “tecnica” politica di chi vuole eludere una risposta contestando il “diritto” dell’altro a parlare.
In queste riflessioni tralascio il livello dei valori, non perché non lo ritengo importante (al contrario il senso dei ragionamenti che stiamo svolgendo nel sito de Il Circolo Conca Ternana è esattamente questo, trattare insieme ai contenuti di più “semplice” amministrazione della Città, quelli della politica “alta”, delle ideologie e dei valori), ma perché credo che l’iniziativa di Mons. Paglia possa essere utile a “costringere” tutti ad affrontare questioni che hanno assunto a Terni carattere di emergenza, quindi i tempi devono essere ristretti e il tema dei valori ha bisogno inevitabilmente di più lunghi tempi di maturazione delle mentalità, anche se uniti alla quotidianità dell’impegno.
Il ragionamento sulla proposta si è giovato di alcuni importanti interventi: il primo in ordine di tempo è quello di Alfredo De Sio che, appunto, ha utilmente sottolineato l’esistenza di “emergenze sociali e morali che possono richiedere anche interventi e modalità straordinarie, quali quelle messe in moto dal Vescovo di Terni, favorendo momenti di discontinuità. Non si tratta di sostituire partiti e collocazioni ma di affiancare, anche moralmente, i fermenti positivi che nella società ternana ci sono e vogliono uscire dalla rassegnazione” (per il testo integrale clicca qui) (vedi anche Sergio Bruschini: la proposta di Mons. Paglia è utile, serve una via alta alla competitività e alla socialità)
Il secondo è quello dell’On. Alberto Provantini che, come autorevole esponente della maggioranza corre dei rischi rinunciando a facili vie d’uscita, e risponde sul piano della “politica alta”: rileva una insufficienza della politica odierna a Terni, contrariamente al passato, chiama tutti a collaborare affinché la politica cittadina riprenda il proprio ruolo, propone un metodo politico di reciproco riconoscimento tra maggioranza e opposizione delle rispettive buone ragioni e di collaborazione politica per il futuro della Città, quindi rafforza questa impostazione con proposte concrete di “nuovo corso” nel governo delle istituzioni politiche cittadine, attraverso aperture al riconoscimento di ruoli istituzionali ad esponenti dell’opposizione.
Il terzo è quello di Raffaele Nevi che risponde a tono e, anche lui corre dei rischi, invitando tutta l’opposizione a non utilizzare l’iniziativa del Vescovo come una critica implicita alla maggioranza, ma dichiarando non solo disponibilità, ma condivisione sostanziale della impostazione di Provantini. Nevi fa un passo in più in questa direzione definendo i contenuti dello scatto in avanti di cui necessita la politica cittadina e chiarendo il compito che le forze politiche di maggioranza e opposizione hanno davanti: quello di riprendere il filo che dopo l’impegno corale di tutta la Città che si è prodotto nella crisi delle acciaierie del 2004 si è interrotto. “ Ora è necessario riprendere quel filo“ “e uscire dalla logica dell’unità come ricetta emergenziale per arrivare alla logica della condivisione come fattore di sviluppo e di progresso economico e sociale della nostra comunità sui temi che abbiamo in agenda e che possono rappresentare la fine della transizione, da un modello di sviluppo incentrato solo sulla grande industria a un modello di sviluppo diversificato ed innovativo.” (per l’intervento integrale clicca qui).
L’altro tema che è subito aleggiato dopo l’iniziativa del Vescovo è stato quello della “supplenza”: alcuni hanno ventilato una volontà di Mons. Paglia di supplire le funzioni del Sindaco, ipotesi alla quale un autorevolissimo esponente della Curia ha gustosamente replicato che non ci può essere supplenza se non c’è mancanza. Personalmente ritengo che la supplenza ci sia e sia evidente, ma non è quella di Mons. Paglia nei confronti del Sindaco, piuttosto è quella di Provantini nei confronti del Sindaco. In effetti non può essere definita supplenza la richiesta del Vescovo alle forze sociali e politiche di alzare lo sguardo verso il futuro, ma è politicamente grave e, allo stesso tempo, interessante che il richiamo alla funzione della politica, i contenuti programmatici e le modalità istituzionali per realizzarli non provengano dal massimo esponente istituzionale del Centrosinistra, cioè il Sindaco in carica, ma da altro autorevolissimo esponente. E quella di Provantini è letteralmente supplenza, proprio perché c’è ed è evidente la mancanza.
Accolgo anche io di buon grado l’invito di Nevi a non utilizzare la questione per polemizzare, ma l’analisi non può prescindere dalle responsabilità. Ritengo che la politica sia un sistema con troppe variabili interrelate per accettare senza analisi e senza spiegazione convincente le accelerazioni che pure ci sono. Mi riferisco al livello nazionale: non è possibile che abbiamo vissuto per tutta la “seconda Repubblica” in un sistema bipolare e alternativo che vedeva solo nella denigrazione dell’avversario la funzione essenziale della politica, per svegliarci di colpo con le elezioni di pochi giorni fa in un sistema bipartitico e alternativo, in cui i due principali partiti non smettono di stupirsi ogni giorno di quante e quali possono essere le aree in cui utilmente maggioranza e opposizione possono collaborare per il bene del Paese. Ritengo invece che mentre il sistema politico nazionale mostrava le ragioni della crisi e il governo Prodi non aveva il coraggio, e forse nemmeno la possibilità, di aprire una strada nuova, sia iniziato per tempo un dialogo tra maggioranza e opposizione, evidentemente solo in piccolissima parte pubblico, per arrivare a questo risultato, che possiamo riassumere con l’espressione “democrazia compiuta”.
Allora, se così è stato, è lecito domandarsi, ma Terni che faceva?
Mentre la politica nazionale costruiva una alternanza matura per il bene del Paese, la politica a Terni cosa costruiva? La maggioranza oltre a sparare un giorno sì e l’altro pure delle cose enormi (una volta l’amministrazione comunale ha adombrato un complotto dell’Unione europea contro Terni per le sanzioni sull’energia, in molte occasioni ha rivolto violentissimi attacchi contro la Magistratura contabile, pochi giorni fa ha rivolto un durissimo attacco al Governo per il decreto sicurezza) che hanno finito per separarla dalle forze imprenditoriali (sono proprio quelle forze che per prime apprezzano la stabilità, la propensione all’innovazione, la sicurezza e l’efficienza anche in politica) è stata in grado a Terni di immaginare e promuovere il cambiamento?
Mi sembra di no, e prescindendo da Mons. Paglia, per evitare giustamente strumentalizzazioni, sembra di capire che ci siano anche importanti aree del centrosinistra che la pensano così.
Allora quello che è importante non sono tanto le diverse conseguenze e armi polemiche che possono discendere al Centrodestra da questa analisi, ma che ci troviamo di fronte a una opportunità, per il bene comune.
Non ci possono però essere semplificazioni da parte di nessuno, pena la perdita della credibilità: mi spiego, a livello nazionale si è dovuti passare per un voto in cui entrambi gli schieramenti proponevano le proprie proposte, unite ad una impostazione di riconoscimento del reciproco ruolo e palese volontà di collaborazione su alcuni temi importanti, che è stata da entrambi rimessa come un unico “pacchetto” al consenso degli elettori. A ben guardare questo è molto simile, o è in qualche modo coerente, con l’iniziativa di Mons. Paglia e con il senso della impostazione Provantini-Nevi.
In effetti il coinvolgimento della opposizione in ruoli cittadini istituzionali non deve essere visto da parte del Centrodestra come una opportunità di potere o, peggio, come una minore opposizione, e questo per due motivi:
1) perché un Centrodestra forte delle proprie ragioni e determinato ad incarnare il cambiamento deve ambire al ruolo di maggioranza, anche culturalmente
2) perché importante non è il segno esteriore (a ben guardare il segno esteriore è perfino in grado di creare qualche problema al Centrodestra), ma i presupposti che si devono determinare per realizzare quel segno esteriore.
I primi presupposti che mi vengono in mente sono:
- che l’Amministrazione comunale futura, di qualunque colore sia, dovrà dimostrare una volontà di rilancio non rituale, ma autentica e che per questo sia disposta a correre qualche rischio,
- che sia diffusa la convinzione che il rilancio passerà per un dialogo continuo, un reciproco riconoscimento, e l’individuazione di un insieme (minimo o massimo, scegliete voi) di proposte condivise
- che Terni, come l’Italia, ha bisogno di stabilità, innovazione, sicurezza ed efficienza della PAL,
- che Terni deve riagganciarsi alle dinamiche culturali ed economiche nazionali
- che la futura opposizione dovrà condividere questa impostazione e governare qualunque ruolo istituzionale in questo quadro (anche questo aspetto non è scontato)
- che le forze economiche non dovranno essere lasciate sole e che è indispensabile un ragionamento sulle disponibilità e sui prezzi dei fattori della produzione sul territorio,
- che lungi dal fare una “minore” opposizione, i contenuti e le modalità stesse dell’opposizione devono essere migliorati da subito in termini di qualità e incisività,
- che tutte queste cose dovranno essere chiaramente poste al vaglio degli elettori ternani.
Con la chiarezza che discende dalla buona volontà, questa impostazione troverebbe resistenze in entrambi gli schieramenti, molte di più, però, nel Centrosinistra, che deve fare i conti con una Sinistra dalla quale non vuole né può prescindere. Occorre comunque che in entrambi gli schieramenti si pongano questi temi all’attenzione del dibattito interno, che nessuno ceda alla tentazione di farne una battaglia di retroguardia del tipo: tizio è consociativo e io no, e che ne discenda una assunzione di responsabilità.
Non so se è polemica, comunque rilevo che finora l’Amministrazione comunale di Terni ha fatto la parte del governo Prodi: non vuole, e forse semplicemente non può, aprire una strada nuova.
Paolo Cianfoni

giovedì 22 maggio 2008

Appunto sulla meritocrazia

Quelli come me, di estrazione liberale, quando parlano della meritocrazia o intendono implicitamente lamentarsi che sono poco considerati dalla società (ma è un altro discorso), oppure hanno un approccio talmente astratto da essere quasi "sacerdotale". La meritocrazia, diversamente dal mercato che esiste di per sé, ha bisogno invece di essere praticata, per cui si potrebbe ipotizzare una sorta di "via pratica alla meritocrazia reale" che consiste semplicemente nell'abituarsi a riconoscere e apprezzare il merito, quando lo si incontra. Semplice, no?

lunedì 19 maggio 2008

Alfredo De Sio: "Un relativismo culturale ha avvelenato progressivamente il nostro modo di essere città"

Alfredo De Sio, consigliere regionale e coordinatore regionale di AN, giudica positivamente l’iniziativa di Mons. Paglia, concorda nell’analisi del declino, non in senso di rassegnazione, ma con un sano ed orgoglioso ottimismo nella possibilità che sia la politica ad evitarlo. Le ricette amministrative sono indispensabili, ma non sufficienti, perché questo declino assume la conformazione di una vera e propria decadenza. “In questo senso” - afferma De Sio – “c’è un senso grave di perdita dell’identità del nostro popolo, di frattura profonda della società ternana che ha perso i riferimenti La città è vissuta come terra di nessuno, dove l’altro è sempre più distante da noi pur vivendo sotto lo stesso cielo. Un relativismo culturale che ha avvelenato progressivamente il nostro modo di essere città. Ecco perché non è azzardato guardare con approccio diverso lo scenario locale alla luce di emergenze sociali e morali che possono richiedere anche interventi e modalità straordinarie, quali quelle messe in moto dal Vescovo di Terni, favorendo momenti di discontinuità. Non si tratta di sostituire partiti e collocazioni ma di affiancare, anche moralmente, i fermenti positivi che nella società ternana ci sono e vogliono uscire dalla rassegnazione.”

L'Amministrazione Comunale di Terni aderisce all'iniziativa del Vescovo

Con una lettera aperta il Sindaco di Terni aderisce all'iniziativa del Vescovo del 14/06 per "Una responsabilità comune per il futuro della città". L'On. Raffaelli risponde non alla lettera che il Vescovo ha rivolto alla città, ma a due lettere private con le quali Monsignor Paglia ha anticipato al Sindaco la propria iniziativa con modalità e riflessioni aggiuntive, come risulta dalla risposta, rispetto a quanto contenuto nella lettera alla Città (chissà se qualcuno si è posto il problema che noi poveri mortali cittadini di Terni non abbiamo il testo di queste due lettere alle quali il Sindaco pubblicamente risponde). La lettera del Sindaco presenta una parte, obiettivamente migliore, dove riconosce il valore del metodo e dei temi che il Vescovo pone all'attenzione della città, e per il resto sembra piena di distinguo e giustificazioni. Annotiamo inoltre che i giornali di oggi che riportano la notizia titolano riassumendo la risposta del Sindaco con un "La città non è in declino", che non risulta nel testo della risposta, pertanto si presume che durante la conferenza stampa devono esserci state occasioni di commento all'iniziativa del Vescovo che sono andate molto oltre quanto svolto nella lettera di risposta. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera aperta del Sindaco On. Paolo Raffaelli.
“Carissimo Monsignor Vescovo, dopo una attenta riflessione vorrei rispondere pubblicamente, con questa ‘lettera aperta’, alle Sue due missive del 4 maggio e del 14 maggio scorsi con cui ha avuto la cortesia di anticiparmi la Sua proposta alla città per una giornata di lavoro per coltivare ‘una responsabilità comune per il futuro di Terni’. Oltre a confermarLe l’adesione mia e dell’Amministrazione Municipale all’iniziativa del 14 giugno, che considero di grande importanza, vorrei sottolineare la condivisione profonda del concetto chiave che motiva la Sua proposta: “A muoverci è il desiderio, condiviso da molti, non di appianare differenze tra valori diversi e diversi interessi, che invece, tutti insieme, fanno viva e vivace una comunità civile, ma di aiutare ad individuare una agenda di problemi e di opportunità quanto più possibile condivisa. Più saremo capaci di condividere alcune priorità, meglio riusciremo ad apprezzare le diverse proposte ed a rendere più consapevoli e meditate le scelte tra le alternative possibili”. Mi pare giusto altresì apprezzare e condividere l’altra Sua limpida enunciazione secondo la quale “ la Chiesa Diocesana non si propone come guida del cammino comune ma sente il dovere di parteciparvi e, se serve, di promuovere occasioni di incontro, di confronto e di ricerca più intense”. Si tratta di proponimenti e di indicazioni che mi paiono del tutto coerenti con i Suoi numerosi interventi, in occasione dei solenni Pontificali di San Valentino ed in altre circostanze, anche nel vivo di tensioni sociali durissime come quelle per la ThyssenKrupp o la Terni Chimica , che hanno costantemente invitato la città a procedere con coraggio sulla via dell’innovazione e dello sviluppo, senza rinunciare ad un bagaglio tradizionale e positivo di capacità di accoglienza, di solidarietà, di qualità della vita e di relazioni sociali. L’idea di un rinnovato modello di sviluppo della città, modello più diversificato, integrato, aperto, a più alto contenuto di cultura, di competenze, di sostenibilità ambientale, è lo sforzo con cui le Istituzioni cittadine hanno cercato di corrispondere con fatica ed impegno a questa urgente necessità. In questa direzione si può e si deve continuare a lavorare insieme, nell’ambito, ciascuno, della propria sfera di funzioni e competenze, ma legati da una comune solidissima attenzione agli interessi della città e della cittadinanza ternana. In questo senso la giornata del 14 giugno potrà essere il momento sia per un opportuno aggiornamento dell’agenda di città, per quanto di competenza di ciascuno, e sia anche di verifica delle tante buone pratiche che hanno visto il protagonismo coeso di soggetti diversi, istituzionali, culturali, associativi, religiosi, in questi anni. Non aggiungo altro, nel merito: dai rom alle cellule staminali, dall’accoglienza degli immigrati al messaggio di pace di San Valentino, sono troppi e troppo radicati i terreni di confronto da sviluppare per richiedere qui una disamina ulteriore. Nel merito il giorno del confronto sarà il 14 giugno. Nel metodo questa lettera vuole essere l’espressione pubblica di sentimenti di apprezzamento e di riconoscenza.”
Il Sindaco di Terni On. Paolo Raffaelli

domenica 18 maggio 2008

Il Vescovo Monsignor Vincenzo Paglia scrive alla città di Terni


Il Circolo Conca Ternana è da sempre attento ai temi culturali, politici e religiosi che riguardano la Città di Terni. In questo quadro ha sempre proposto e praticato una ricerca efficace, scevra da ideologie, ma schierata e responsabile delle reali ragioni del declino e delle reali possibilità di rilancio economico, culturale e sociale. Non possiamo quindi non interessarci e approfondire con attenzione la lettera, indubbiamente innovativa, che il Vescovo Monsignor Vincenzo Paglia, in vista delle elezioni comunali del 2009, ha voluto inviare a tutta la città di Terni con la quale propone un incontro ampio attraverso il quale, come dice testualmente, "la Chiesa vuole approntare uno spazio di libertà per tutti" per promuovere "una responsabilità comune per il futuro della città". Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera.



11/05/2008 Lettera alla città
Carissime amiche, carissimi amici, care sorelle e cari fratelli in Cristo,


“Oggi Terni, assieme a questa terra, sta vivendo un momento delicato della sua storia; un momento di passaggio, di faticoso travaglio. Tutti siamo consapevoli che il passato non può tornare e che il futuro non è dietro l’angolo; richiede anzi una creatività ben più generosa di quella che mostriamo. Certo è facile rinchiudersi in una avara pigrizia e magari dire con Geremia: “Ahimé, Signore, ecco io non so parlare”(Ger 1,4). Ma il profeta Isaia ci mostra un altro atteggiamento: “Per amore di Gerusalemme non tacerò”(Is 62,1). Sì, per amore di Terni non possiamo tacere, non possiamo ripiegarci in noi stessi”(Omelia per la festa di S.Valentino 14 febbraio 2008).“Il Vangelo ci suggerisce che non ci sono due storie, una di Dio e l’altra degli uomini, e neppure due città, quella della terra e quella del cielo. C’è una sola storia, quella di Dio e dell’uomo che si cercano. E non ci sono due città, ma una sola: quella che viviamo e che il Vangelo ci invita a rendere ‘nuova’”. (La via dell’amore, Lettera pastorale, p.75).Pronunciando queste parole pensavo a tutti voi. In questi otto anni di ministero pastorale ho percorso assieme a voi le strade di questa nostra terra, ho vissuto con voi le nostre speranze e le nostre gioie, ho accolto nel mio cuore le vostre angosce e le vostre attese. Quante volte mi sono soffermato con voi sulle preoccupazioni per l’oggi e per il domani! Quante volte abbiamo parlato dei problemi dei nostri giovani e dei nostri anziani, dei nostri bambini e di noi adulti, di quelli che attanagliano la nostra città come pure di quelli che affliggono l’Italia e il mondo! Talora sentiamo come un senso di spavento e di paura che ci assalgono a tal punto da spingerci alla rassegnazione e alla chiusura in noi stessi e nei nostri piccoli orizzonti.E’ una tentazione che dobbiamo allontanare con decisione. Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà che noi, le nostre famiglie, la nostra comunità cittadina in questo momento storico stiamo sperimentando, a partire da quelle sociali ed economiche. E’ necessario, anzi urgente, aprire ancor più i nostri occhi e vedere altresì le risorse e i “talenti” che abbiamo per costruire il futuro comune di questa nostra città perché sia migliore per tutti, a partire dai più deboli e svantaggiati. Come Chiesa non possiamo né vogliamo guidare da soli il cammino di ripresa civile cui tutti aspiriamo. Ma la Chiesa può, e forse deve, invitare tutti ad un momento di ascolto e di dialogo che potrebbe farsi occasione di ripresa e come di nuovo inizio. La Chiesa può, e forse deve, invitare ad un grande atto d’amore, da farsi anche con franchezza, con intelligenza e con immaginazione. Un atto d’amore che ciascuno compie in ragione delle proprie convinzioni più profonde. Ecco, la Chiesa vuole approntare uno spazio di libertà per tutti.Vorrei perciò invitarvi tutti ad una giornata di riflessione e di dialogo da tenersi per l’intera giornata del Sabato 14 Giugno 2008, a Terni, presso la sala Gazzoli. Alla giornata abbiamo voluto dare il titolo seguente: “Una responsabilità comune per il futuro della città”. All’origine di questo comune confronto ci sono tre grandi interrogativi che ho sentito spesso ripetere nei colloqui personali o negli incontri che ho con voi sia nelle parrocchie che in tanti altri luoghi della città: Quali percorsi vediamo per un cammino di ripresa comune?Quali elementi (politici, economici, culturali, anche religiosi) trattengono la ripresa della nostra città? Cosa dobbiamo avere la forza ed il coraggio di lasciarci alle spalle e cosa invece del nostro presente e del nostro passato merita di essere portato con noi perché ancora ricco di futuro? Quali potrebbero essere i punti di una agenda condivisa, una breve lista di problemi urgenti e cruciali, sui quali mettere all’opera differenze di valori e di interesse, per poter meglio valutare le alternative possibili per ciascuno di quei problemi?Ciascuno di noi ha motivi importanti per amare questa nostra città. Personalmente, come tutti coloro che credono nel Signore Gesù, la amo anche perché la speranza finale che Dio ci dona, ha proprio la forma di una città in cui la vita sarà finalmente bella, buona e felice per tutti. Il salmista canta che il Signore «là fa abitare gli affamati, ed essi innalzano una città abitabile» (Sal 107, 36).La Gerusalemme Celeste è raccontata dal libro dell’Apocalisse come una città che ci viene incontro dal futuro infinito del Suo amore. Essa sarà un dono: «e vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, discendere dal cielo da presso Dio, preparata come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21, 2). Ma con la speranza di accogliere questa città santa, ci è data anche la forza ed la luce per rendere più amica questa nostra città, per renderla meno dissimile da quella che è già pronta per tutti. Il Signore, che ce le dona, chiede a ciascuno di noi di condividere con tutte le donne e gli uomini di buona volontà quella forza e quella luce, e di farci confortare ed accompagnare dalle loro forze e dalle loro luci. Sento con particolare forza, in questo momento, le parole iniziali della Gaudium et Spes, uno dei più significativi testi del Vaticano II: «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono anche le gioia e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (n.1).Certamente, questo cammino verso una città che sia migliore è davvero difficile in pochi, insieme è possibile.


Mons. Vincenzo Paglia Vescovo di Terni, Narni, Amelia


venerdì 16 maggio 2008

Veltroni: ...perché i risultati elettorali vanno letti bene...

Qualche giorno fa Veltroni alla radio: "Leggendo bene i risultati elettorali del Senato ...perché i risultati elettorali vanno letti bene...emerge un dato importante, che il 47% degli Italiani non ha votato per Berlusconi, quindi, siccome non si puo governare contro la metà degli Italiani il Governo Berlusconi deve tenere conto di questo.."
Metodo decisamente interessante. Applichiamolo ai risultati del 2006.
Se ho capito bene il conto di Veltroni, lui ha fatto la proporzione tra i voti ottenuti al Senato da Berlusconi in valore assoluto e gli aventi diritto al voto, quindi siccome Prodi nel 2006 ha avuto al Senato 16.425.401 voti su un totale di aventi diritto al voto di 42.393.720 la percentuale degli italiani che non hanno votato Prodi è di oltre il 61%.
Quindi riassumento Prodi con il 39% dei voti degli Italiani si è permesso il lusso di 1) eleggere Capo dello Stato, Presidente del Senato, Presidente della Camera tutti della sua parte, fare da solo le riforme istituzionali contro il centrodestra, fare solo nomine di suoi uomini, impedire il ricalcolo dei voti, ecc. ecc.
Mentre Berlusconi con il 53% deve tenere conto della Sinistra, secondo Veltroni.
Senza contare poi alcune quisquilie: 1) 53% è più della metà degli italiani, mentre 39% è molto meno della metà, 2) Berlusconi al Senato nel 2006 prese più voti di Prodi e non meno voti.
Sarebbe come dire: non si può governare contro il 47% degli Italiani, ma si può tranquillamente governare contro il 61% degli Italiani, purché sia il Centrosinistra a farlo.
...perché i risultati elettorali vanno letti bene...
La verità è che il Centrosinistra in Italia è senza vergogna.

martedì 13 maggio 2008

Gregorio Fontana: l'attualità di Einaudi

L'On. Gregorio Fontana propone di applicare la ricetta liberale einaudiana per risollevare il Paese su votaberlusconi clicca qui

sabato 10 maggio 2008

Dov'è Terni?

Dov'è l'anima vera della città di Terni?
Nella borghesia distratta che popola il centro e non sa nemmeno cosa c'è ai lati di viale Brin?
Nell'aria che respiriamo senza poterci fidare né dell'azienda comunale che incenerisce i rifiuti, né dell'agenzia regionale che deve controllarla?
Nelle parole di una classe dirigente troppo furba, troppo pressappochista, troppo cinica, troppo arrogante?
Nella docilità e nella rassegnazione della gente comune?
Nei bilanci in rosso delle piccole imprese artigianali e commerciali?
Nelle ristrettezze delle famiglie indotte da salari e stipendi obiettivamente troppo limitati?
Nel falso buonismo che attrae, illude e delude quel 10% di immigrati dei quali non siamo in grado di farci carico dignitosamente?
Nei salotti buoni, che, a pensarci bene, non sono poi tanto buoni .. e nemmeno tanto salotti?
Nella insufficienza cronica di risorse materiali e, quel che è peggio, culturali per promuovere e sostenere una aspirazione alla qualità e all'eccellenza?
Noi tutte le risposte, onestamente, non le abbiamo, ma purtroppo sappiamo che oggi Palazzo Spada è uno dei luoghi dove è più difficile incontrare qualcuno che si ponga queste domande. Speriamo vivamente di sbagliarci.

giovedì 8 maggio 2008

L'ultimo pezzo di socialismo reale è a Terni nell'ex Palazzo Comunale

Una lapide da sempre sotto gli occhi di tutti nell'atrio della Bibliomediateca, che vuole essere la sede moderna del sapere nella Città di Terni, invece di ricordare Pietro Farini, ricorda che la classe dirigente della sinistra italiana aderiva allo stalinismo sanguinario e lo propagandava. E' ora di toglierla.
L’iscrizione in memoria di Pietro Farini, posta a Terni simbolicamente nell’atrio dell’allora palazzo comunale, declama: “Pietro Farini … perseguitato, costretto all’esilio dai nemici della classe operaia soffrì per il forzato distacco dai lavoratori ternani che tanto amava, i liberi popoli dell’URSS che lo raccolsero esule seppero lenire le sue sofferenze circondandolo di immenso affetto e di amorevoli cure quivi" (città di Mosca) “serenamente si spense salutando per l’ultima volta il SOCIALISMO VITTORIOSO”. Tale iscrizione oltre a ricordare la figura del Farini, il cui valore personale e della propria vicenda politica e umana non è messo in discussione e anzi è lasciato interamente al vaglio degli storici, è intrisa di stucchevoli intenti politici celebrativi dell’Unione Sovietica e del socialismo reale (è in questo senso il richiamo centrale al socialismo vittorioso) che dimostrano solo con quale livello di faziosità e cinismo, per evidenti dolosi fini di parte, la classe politica del periodo in cui la lapide fu posta intendeva coltivare nel popolo ternano sciagurate illusioni. E’ appena il caso di ricordare che nel 1939, anno in riferimento al quale i popoli dell’URSS sono definiti “liberi” e felici di potersi beare del “socialismo (reale) vittorioso”, quegli stessi popoli erano sotto la dittatura di Stalin, che proprio da quell’anno esistono prove storiche dell’attività dei gulag come sistema organizzato territorialmente su vasta scala, che le vittime di quel regime solo nel quinquennio 1934-1939 sono state accertate in numero di circa 8-9 milioni, che quello è l’anno del patto nazi-sovietico Molotov-Ribbentrop e dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Pertanto riteniamo che il testo dell’iscrizione sia offensivo per la memoria delle vittime del comunismo e di tutte le vittime della seconda guerra mondiale. In questo senso da un lato l’iscrizione nulla aggiunge, ma anzi semmai getta ombre oscure sulla figura del Farini, che invece vorrebbe ricordare, dall’altro non fa onore alla nostra Città. Per questi motivi riteniamo che l'Amministrazione Comunale di Terni dovrebbe fare un atto di responsabilità, di verità e di rispetto verso l’intelligenza dei Ternani togliendo finalmente la lapide in questione e sostituendola con altre due una che possa positivamente ricordare la figura di Farini, l’altra che celebri la memoria di tutte le vittime delle dittature di ogni colore: naziste, fasciste e comuniste.
Paolo Cianfoni
Il Circolo del Buongoverno "Conca Ternana"

domenica 4 maggio 2008

"Considerazioni sul degrado e sullo spirito civico" di Paolo Cianfoni

Il degrado è un concetto ampio che riguarda soprattutto le condizioni di vita degli abitanti di un centro urbano e attiene ai fattori sociali, ai fattori ecologico-ambientali, al livello e alla qualità dei servizi pubblici erogati, primo fra tutti il servizio di “governo” del Comune, ma anche alla sicurezza, alla salute, alla disponibilità di lavoro e quindi dei fattori della produzione e delle capacità imprenditoriali.
E’ ovvio che in questo concetto ampio rientra anche, non essendone comunque la parte principale, l’attenzione alle manutenzioni, la qualità dell’arredo urbano, il rispetto dei luoghi e delle elementari norme di convivenza, la capacità di attrazione turistica e commerciale. In altre parole i temi che spesso sono associati, anche se con una palese semplificazione, allo "spirito civico".Fare opposizione non significa né qualunquismo, né mettere in luce sempre e comunque gli aspetti negativi, ma sarebbe al contrario un sostenitore cieco e fazioso della maggioranza chi non riconoscesse con obiettività, che l’incuria, la trasandatezza che sono evidenti nello “stile” negativo di amministrazione che è ormai caratteristico del Comune di Terni sta piano piano facendo breccia nello “stile” di vita dei Ternani, che non sono per loro natura molto esigenti e che si stanno “rassegnando” all’incuria.

E invece no.

Occorre richiamare tutti ad essere maggiormente esigenti sulla qualità dell’amministrazione, occorre pretendere maggiori capacità e maggiori competenze, solo così si può vincere la “sfida della qualità”, che è di fronte alla nostra città. In questo senso anche i dettagli sono importanti se vogliamo fare della nostra città un bel luogo in cui vivere, un bel luogo in cui far crescere i nostri bambini e un bel luogo da visitare. Non è solo amore civico, è questo il campo proprio dello sviluppo locale, che è competizione tra i territori. Se lo mettano bene in testa i tanti pseudo-intellettuali locali che preferiscono trovare alibi al non fare, al non amministrare bene, in generiche quanto datate e sbagliate critiche al mercato. Mentre i nostri amministratori si permettono il lusso di ragionare dei massimi sistemi senza lavorare efficacemente per la comunità, altre città, amministrate sia da giunte di centrodestra che di centrosinistra, realizzano infrastrutture, migliorano la sicurezza, organizzano centri di eccellenza nella salute e nell’istruzione, rendono reperibili localmente a prezzi vantaggiosi i fattori della produzione. In altre parole altre città competono e si attrezzano a vincere la sfida, mentre Terni è ferma, drammaticamente ferma.

La tolleranza - diceva un grande liberale come Giovanni Malagodi - è un concetto limitato per sua natura, essa infatti non può mai spingersi fino alla tolleranza degli intolleranti. Chi non capisce questo, oltre a non avere idea del liberalismo e del ruolo dello Stato nelle società moderne occidentali, non è culturalmente in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza, di salute, di lavoro che sono espresse dalla gente.

La tolleranza è un valore primario che è alla base delle società occidentali, in questo concetto non rientra affatto la tolleranza di chi delinque, la tolleranza dell’incompetenza e del cinismo di chi specula sulla salute delle famiglie, la tolleranza del malgoverno di una burocrazia inutile e inconcludente che non amministra e non crea le condizioni per trovare lavoro.

E’ per questo che nell’amministrazione della cosa pubblica anche i dettagli sono importanti e per questo che una città che accetta con rassegnazione l’invasione di scritte idiote sui muri, poi è portata ad accettare con rassegnazione, come inevitabile, l’evidente incremento della delinquenza, poi magari finisce per accettare una molto preoccupante incidenza tumorale e, infine, potrebbe "giustificare" anche amministratori che la tengono in uno stato di degrado

Occorre serenamente, ma fermamente, dire basta.
Paolo Cianfoni