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lunedì 26 maggio 2008

Mons. Paglia indica alla città di Terni la via difficile per la normalità

Il Vescovo di Terni Mons. Vincenzo Paglia con la sua iniziativa richiama le forze politiche e sociali della città di Terni a ragionare su quanto è possibile fare con un impegno comune di tutta la Città, non solo sul piano dei valori, ma anche su quello istituzionale e direttamente politico. E’ un atto forte, innovativo e coraggioso. Se questo sia anche uno sconfinamento, come molti hanno rilevato apertamente, o mugugnato a denti stretti, è una questione poco appassionante, chi vuole ha naturalmente tutto il diritto di rilevarla, ma alla critica deve far seguire anche una risposta nel merito dei temi che Mons. Paglia ha posto, che sono di primissimo piano per il futuro della Città di Terni, altrimenti si tratterebbe della ben nota “tecnica” politica di chi vuole eludere una risposta contestando il “diritto” dell’altro a parlare.
In queste riflessioni tralascio il livello dei valori, non perché non lo ritengo importante (al contrario il senso dei ragionamenti che stiamo svolgendo nel sito de Il Circolo Conca Ternana è esattamente questo, trattare insieme ai contenuti di più “semplice” amministrazione della Città, quelli della politica “alta”, delle ideologie e dei valori), ma perché credo che l’iniziativa di Mons. Paglia possa essere utile a “costringere” tutti ad affrontare questioni che hanno assunto a Terni carattere di emergenza, quindi i tempi devono essere ristretti e il tema dei valori ha bisogno inevitabilmente di più lunghi tempi di maturazione delle mentalità, anche se uniti alla quotidianità dell’impegno.
Il ragionamento sulla proposta si è giovato di alcuni importanti interventi: il primo in ordine di tempo è quello di Alfredo De Sio che, appunto, ha utilmente sottolineato l’esistenza di “emergenze sociali e morali che possono richiedere anche interventi e modalità straordinarie, quali quelle messe in moto dal Vescovo di Terni, favorendo momenti di discontinuità. Non si tratta di sostituire partiti e collocazioni ma di affiancare, anche moralmente, i fermenti positivi che nella società ternana ci sono e vogliono uscire dalla rassegnazione” (per il testo integrale clicca qui) (vedi anche Sergio Bruschini: la proposta di Mons. Paglia è utile, serve una via alta alla competitività e alla socialità)
Il secondo è quello dell’On. Alberto Provantini che, come autorevole esponente della maggioranza corre dei rischi rinunciando a facili vie d’uscita, e risponde sul piano della “politica alta”: rileva una insufficienza della politica odierna a Terni, contrariamente al passato, chiama tutti a collaborare affinché la politica cittadina riprenda il proprio ruolo, propone un metodo politico di reciproco riconoscimento tra maggioranza e opposizione delle rispettive buone ragioni e di collaborazione politica per il futuro della Città, quindi rafforza questa impostazione con proposte concrete di “nuovo corso” nel governo delle istituzioni politiche cittadine, attraverso aperture al riconoscimento di ruoli istituzionali ad esponenti dell’opposizione.
Il terzo è quello di Raffaele Nevi che risponde a tono e, anche lui corre dei rischi, invitando tutta l’opposizione a non utilizzare l’iniziativa del Vescovo come una critica implicita alla maggioranza, ma dichiarando non solo disponibilità, ma condivisione sostanziale della impostazione di Provantini. Nevi fa un passo in più in questa direzione definendo i contenuti dello scatto in avanti di cui necessita la politica cittadina e chiarendo il compito che le forze politiche di maggioranza e opposizione hanno davanti: quello di riprendere il filo che dopo l’impegno corale di tutta la Città che si è prodotto nella crisi delle acciaierie del 2004 si è interrotto. “ Ora è necessario riprendere quel filo“ “e uscire dalla logica dell’unità come ricetta emergenziale per arrivare alla logica della condivisione come fattore di sviluppo e di progresso economico e sociale della nostra comunità sui temi che abbiamo in agenda e che possono rappresentare la fine della transizione, da un modello di sviluppo incentrato solo sulla grande industria a un modello di sviluppo diversificato ed innovativo.” (per l’intervento integrale clicca qui).
L’altro tema che è subito aleggiato dopo l’iniziativa del Vescovo è stato quello della “supplenza”: alcuni hanno ventilato una volontà di Mons. Paglia di supplire le funzioni del Sindaco, ipotesi alla quale un autorevolissimo esponente della Curia ha gustosamente replicato che non ci può essere supplenza se non c’è mancanza. Personalmente ritengo che la supplenza ci sia e sia evidente, ma non è quella di Mons. Paglia nei confronti del Sindaco, piuttosto è quella di Provantini nei confronti del Sindaco. In effetti non può essere definita supplenza la richiesta del Vescovo alle forze sociali e politiche di alzare lo sguardo verso il futuro, ma è politicamente grave e, allo stesso tempo, interessante che il richiamo alla funzione della politica, i contenuti programmatici e le modalità istituzionali per realizzarli non provengano dal massimo esponente istituzionale del Centrosinistra, cioè il Sindaco in carica, ma da altro autorevolissimo esponente. E quella di Provantini è letteralmente supplenza, proprio perché c’è ed è evidente la mancanza.
Accolgo anche io di buon grado l’invito di Nevi a non utilizzare la questione per polemizzare, ma l’analisi non può prescindere dalle responsabilità. Ritengo che la politica sia un sistema con troppe variabili interrelate per accettare senza analisi e senza spiegazione convincente le accelerazioni che pure ci sono. Mi riferisco al livello nazionale: non è possibile che abbiamo vissuto per tutta la “seconda Repubblica” in un sistema bipolare e alternativo che vedeva solo nella denigrazione dell’avversario la funzione essenziale della politica, per svegliarci di colpo con le elezioni di pochi giorni fa in un sistema bipartitico e alternativo, in cui i due principali partiti non smettono di stupirsi ogni giorno di quante e quali possono essere le aree in cui utilmente maggioranza e opposizione possono collaborare per il bene del Paese. Ritengo invece che mentre il sistema politico nazionale mostrava le ragioni della crisi e il governo Prodi non aveva il coraggio, e forse nemmeno la possibilità, di aprire una strada nuova, sia iniziato per tempo un dialogo tra maggioranza e opposizione, evidentemente solo in piccolissima parte pubblico, per arrivare a questo risultato, che possiamo riassumere con l’espressione “democrazia compiuta”.
Allora, se così è stato, è lecito domandarsi, ma Terni che faceva?
Mentre la politica nazionale costruiva una alternanza matura per il bene del Paese, la politica a Terni cosa costruiva? La maggioranza oltre a sparare un giorno sì e l’altro pure delle cose enormi (una volta l’amministrazione comunale ha adombrato un complotto dell’Unione europea contro Terni per le sanzioni sull’energia, in molte occasioni ha rivolto violentissimi attacchi contro la Magistratura contabile, pochi giorni fa ha rivolto un durissimo attacco al Governo per il decreto sicurezza) che hanno finito per separarla dalle forze imprenditoriali (sono proprio quelle forze che per prime apprezzano la stabilità, la propensione all’innovazione, la sicurezza e l’efficienza anche in politica) è stata in grado a Terni di immaginare e promuovere il cambiamento?
Mi sembra di no, e prescindendo da Mons. Paglia, per evitare giustamente strumentalizzazioni, sembra di capire che ci siano anche importanti aree del centrosinistra che la pensano così.
Allora quello che è importante non sono tanto le diverse conseguenze e armi polemiche che possono discendere al Centrodestra da questa analisi, ma che ci troviamo di fronte a una opportunità, per il bene comune.
Non ci possono però essere semplificazioni da parte di nessuno, pena la perdita della credibilità: mi spiego, a livello nazionale si è dovuti passare per un voto in cui entrambi gli schieramenti proponevano le proprie proposte, unite ad una impostazione di riconoscimento del reciproco ruolo e palese volontà di collaborazione su alcuni temi importanti, che è stata da entrambi rimessa come un unico “pacchetto” al consenso degli elettori. A ben guardare questo è molto simile, o è in qualche modo coerente, con l’iniziativa di Mons. Paglia e con il senso della impostazione Provantini-Nevi.
In effetti il coinvolgimento della opposizione in ruoli cittadini istituzionali non deve essere visto da parte del Centrodestra come una opportunità di potere o, peggio, come una minore opposizione, e questo per due motivi:
1) perché un Centrodestra forte delle proprie ragioni e determinato ad incarnare il cambiamento deve ambire al ruolo di maggioranza, anche culturalmente
2) perché importante non è il segno esteriore (a ben guardare il segno esteriore è perfino in grado di creare qualche problema al Centrodestra), ma i presupposti che si devono determinare per realizzare quel segno esteriore.
I primi presupposti che mi vengono in mente sono:
- che l’Amministrazione comunale futura, di qualunque colore sia, dovrà dimostrare una volontà di rilancio non rituale, ma autentica e che per questo sia disposta a correre qualche rischio,
- che sia diffusa la convinzione che il rilancio passerà per un dialogo continuo, un reciproco riconoscimento, e l’individuazione di un insieme (minimo o massimo, scegliete voi) di proposte condivise
- che Terni, come l’Italia, ha bisogno di stabilità, innovazione, sicurezza ed efficienza della PAL,
- che Terni deve riagganciarsi alle dinamiche culturali ed economiche nazionali
- che la futura opposizione dovrà condividere questa impostazione e governare qualunque ruolo istituzionale in questo quadro (anche questo aspetto non è scontato)
- che le forze economiche non dovranno essere lasciate sole e che è indispensabile un ragionamento sulle disponibilità e sui prezzi dei fattori della produzione sul territorio,
- che lungi dal fare una “minore” opposizione, i contenuti e le modalità stesse dell’opposizione devono essere migliorati da subito in termini di qualità e incisività,
- che tutte queste cose dovranno essere chiaramente poste al vaglio degli elettori ternani.
Con la chiarezza che discende dalla buona volontà, questa impostazione troverebbe resistenze in entrambi gli schieramenti, molte di più, però, nel Centrosinistra, che deve fare i conti con una Sinistra dalla quale non vuole né può prescindere. Occorre comunque che in entrambi gli schieramenti si pongano questi temi all’attenzione del dibattito interno, che nessuno ceda alla tentazione di farne una battaglia di retroguardia del tipo: tizio è consociativo e io no, e che ne discenda una assunzione di responsabilità.
Non so se è polemica, comunque rilevo che finora l’Amministrazione comunale di Terni ha fatto la parte del governo Prodi: non vuole, e forse semplicemente non può, aprire una strada nuova.
Paolo Cianfoni

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