HOME non è mai politica attuale la parola dei profeti disarmati, ma in un popolo ci vogliono i politici attuali e i politici inattuali, e se i primi sono giudicati savi e i secondi matti, ci vogliono i savi e ci vogliono i matti, e guai ai popoli che hanno solo i savi perché spetta di solito ai matti porre e coltivare i germi della politica avvenire (B. Croce)
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Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

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lunedì 26 novembre 2007

3° Congresso FI Terni - Cianfoni




Intervento del Dott. Paolo Cianfoni, presidente del Circolo Conca Ternana, già capogruppo di Alleanza per Terni, al 3° Congresso Prov.le FI di Terni, 25/11/2007



Dico subito un si convinto e incondizionato all’idea del nuovo partito.
Lo faccio perché sono convinto che un movimento sia veramente come una impresa. Chi storce il naso di fronte a questo paragone ha una visione troppo riduttiva del lavoro dell’uomo e della funzione sociale dell’impresa e, allo stesso tempo, troppo astratta dei movimenti politici.

Una impresa è una organizzazione di persone e di risorse avente lo scopo di soddisfare le esigenze e i bisogni dei clienti attraverso la produzione di beni e servizi.
Allo stesso modo un movimento politico è una organizzazione di persone e di risorse avente lo scopo di soddisfare le esigenze e i bisogni dei cittadini attraverso la produzione di idee, di decisioni, di iniziative e l’erogazione del servizio primario della buona amministrazione della cosa pubblica.

Nell’impresa nessun responsabile può fare affidamento sull’assegnazione di budget dell’anno prima e deve essere pronto a dimostrare da zero in ogni momento che cosa è necessario fare per soddisfare le esigenze dei clienti.
Nell’impresa è un grave errore innamorarsi del proprio prodotto, perché così facendo si rischia di finire fuori mercato.

Intendiamoci il nostro è un buon prodotto.
Un prodotto che dall’idea iniziale di 14 anni fa si è affinato e rinforzato con la costruzione della CdL e con la grande azione riformatrice dei governi Berlusconi.
E quindi è comprensibile il disorientamento di alcuni che dicono “abbiamo lavorato tanto in 14 anni per consolidare l’alleanza, per dare strutture sempre più democratiche ed efficaci al movimento, per definire e divulgare il nostro patrimonio programmatico e ideale che affonda le sue radici nella vera cultura dell’Occidente, e oggi non possiamo buttare tutto nel cestino”.

E’ una posizione comprensibile, ma è sbagliata.

E’ sbagliata perché un movimento politico non è una unità collettiva che ha un valore in sé, ma è uno strumento a disposizione degli elettori. E il valore di questro strumento agli occhi degli elettori sarà tanto maggiore quanto lo strumento stesso apparirà in grado di soddisfare le loro esigenze. I cittadini oggi come 14 anni fa esprimono una domanda di liberazione delle energie del Paese dai mille lacci tanto cari alle sinistre, di liberazione dalle ingiustizie quotidiane determinate dal governo centrale e locale delle sinsistre, che in barba a qualunque impostazione ideale, si risolve sempre nella pratica nel privilegio di alcuni a sfavore di altri, di poter scegliere realmente quando si va a votare, di difendere i valori della famiglia, del lavoro, della Cristianità, una domanda di modernizzazione del Paese, in una parola una domanda di maggiore libertà.

Ma anche chi è più attaccato alla CdL e al tanto lavoro svolto finora, non può disconoscere che l’dea di un nuovo grande movimento di popolo figlio di una nuova legge elettorale tendente al bipartitismo, con tutte le cariche elettive, senza minuetti, senza “parrucconi” sia, agli occhi degli elettori, più utile, più desiderabile, più attraente dell’immagine di FI continuamente intenta a mediare in una CdL ormai ripegata su sé stessa come è quella attuale.

Allora nessuno deve avere paura di mettersi in discussione, nessuno deve avere di paura di dare ai cittadini quello che ci chiedono.

In tante occasioni di incontro ho detto che purtroppo in tante realtà locali, gli elettori mentre apprezzano e si entusiasmano rispetto alle proposte e alla politica del livello nazionale di FI, allo stesso tempo percepiscono una distanza enorme tra il livello nazionale e la nostra azione locale. E questo è vero a maggior ragione nelle regioni come l’Umbria dove siamo all’opposizione.

Il nostro compito è colmare questa distanza.

Come possiamo fare?

Innanzi tutto possiamo fare bene l’opposizione, possiamo migliorare l’organizzazione e possiamo mostrarci coesi. Fare questo è già molto stante la situazione, ma attenzione è solo l’inizio. E’ la parte “facile”. E’ quello che agli occhi degli elettori appare come “la parte dell’obbligo nostro”. Dobbiamo riconoscere che a Terni non sempre abbiamo fatto questo minimo che ci è richiesto dagli elettori e non sempre lo abbiamo fatto bene.

Oggi siamo tutti d’accordo sulle modalità di opposizione, di organizzazione e sul valore della coesione ed è per questo che questo congresso è realmente unitario.
Questo ci consentirà di essere autorevoli e ascoltati sul territorio.

Ma questo è solo l’inizio, poi viene la parte difficile: il governo Berlusconi non è come il governo Prodi che ha un finto programma e una finta volontà degli alleati di realizzarlo. Berlusconi ha chiesto la fiducia degli elettori su un preciso programma di modernizzazione dello Stato, un programma elaborato con gli esponenti di FI e con le maggiori società di consulenza, un programma che, purtroppo per l’Italia, non è stato completamente realizzato. Dobbiamo saper fare come lui, dobbiamo elaborare un programma di modernizzazione delle istituzioni locali, che deve essere ambizioso.

E’ importante che il programma sia ambizioso perché le buone singole proposte di miglioramento graduale dell’amministrazione corrente non muovono le folle, non scaldano i cuori, non attraggono finanziamenti dei privati e non arrivano al vaglio dei finanziamenti UE.
Per fare questo bisogna studiare.

Bisogna avere certamente le strutture, le risorse, ma soprattutto la voglia e l’umiltà di approfondire i temi prima di parlare. Lo fa Berlusconi quando compone il programma di governo, chi siamo noi per avere l’arroganza di sentirci in grado di interloquire su qualsiasi tema dell’amministrazione locale?

E quegli esponenti di cui è piena la politica locale capaci di parlare di qualsiasi cosa, che non rispondono mai alle domande, che contestano sempre la posizione dell’interlocutore senza mai entrare nel merito, chi sono se non i “parrucconi” della politica locale?

Faccio solo due esempi di cinismo e improvvisazione amministrativa: probabilmente non è vero che siamo la città con la maggiore incidenza di tumori, ma è vero che è difficile trovare una famiglia ternana che non sia stata toccata più o meno da vicino da questa terribile malattia. Una normale città capoluogo di provincia con questa emergenza sociale, avrebbe come minimo un ospedale specializzato all’avanguardia, delle cliniche universitarie, dei centri di ricerca, delle strutture di sostegno alle famiglie.
Che c’è a Terni?
Un servizio oncologico in una struttura pulita, con personale encomiabile, ma che in pratica fa solo flebo. E’ sufficiente? E’ dignitoso? E’ quello che serve ai ternani?
E’ una battaglia che vogliamo fare?

L’altro esempio riguarda i finanziamenti europei: prima di Ciaurro le giunte di sinistra idearono un progetto di metropolitana sotterranea che avrebbe collegato piazza Dante con piazza della Repubblica, in pratica avebbe portato da un capo all’altro del corso cittadino per una distanza di meno di un chilometro. Una proposta del tutto inutile. Uno sperpero. L’UE non si capisce con quali criteri lo finanziò. Le giunte Ciaurro riutilizzarono questo cofinanziamento destinandolo ad un collegamento di navette su monorotaia tra la stazione e l’ospedale, sede anche della facoltà di medicina. Il diverso valore per tutto il territorio provinciale di questa scelta è evidente. Le giunte successive fecero scadere il cofinanziamento.
Questo modo di amministrare è dignitoso? E’ quello che serve ai ternani? Questa è un’altra battaglia che vogliamo fare.

Ma anche questo non basta a colmare la distanza, occorre, imparando da Berlusconi, saper parlare al cuore dei cittadini.
Questo significa che dobbiamo ascoltarli, conoscerli, parlare la loro lingua, dargli una speranza, chiedere a ognuno la sua personale fiducia.

Per fare questo dobbiamo studiare, dobbiamo approfondire, dobbiamo essere consapevoli delle nostre buone ragioni e non essere mai timidi.

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