Intervento della Prof.ssa Gabriella Caronna, Capogruppo di FI alla Provincia di Terni, al 3° Congresso Provinciale di FI, Terni 25/11/2007
La parola “LIBERTA’” è nel nostro DNA ed oggi è la bandiera sotto la quale va a compimento il percorso nato nel 1994: raccogliere i moderati, i liberali, i riformisti, i tantissimi Italiani onesti e perbene che amano la nostra terra, che chiedono concretezza, soluzioni, non ideologie, aborriscono i giochi di potere fatti di mediocri tatticismi. Da oggi il cittadino non deve più sentirsi in un rapporto di feudataria sudditanza con chi ha eletto, ma deve tornare ad essere “il Signor cittadino”, il Soggetto principale della politica di libertà e vera democrazia.
Avrei per questo in mente, all’interno del Coordinamento Provinciale che oggi si ricostituisce dopo anni di difficoltà, la realizzazione di un “laboratorio per la libertà” con compiti tematici, Dipartimenti in cui operino professionisti, per un approfondimento con la base della società civile. In questo senso anche I CIRCOLI sorti nel nostro territorio, operando senza un progetto prefabbricato, saranno un appoggio valido per calarci tra la popolazione, farla diventare attrice delle riforme e della futura Politica.
Gli Italiani sono stanchi non solo di questo Governo, ma anche dell’immobilismo dei partiti arroccati in difesa della propria sopravvivenza: allora torniamo alla volontà popolare! E, come diremo “no” alla sterile e confusa “antipolitica”, diremo basta al tempo in cui era la politica a dettare l’agenda. Si gira pagina e si torna ad ascoltare quello che chiede la gente, che oggi si mostra molto più avanti dei palazzi del potere.
In Provincia di Terni tutto il centrodestra, che dimostra anche il questa fase grande coesione non solo per i valori che condivide, ma anche per senso di responsabilità, ha toccato con mano come da tempo la maggioranza sia divenuta un cartello elettorale pronto a tenere le poltrone e nulla più.
Alludo al modo scandaloso con cui si è pensato di chiudere la questione dei “rifiuti”, soluzione provinciale già annacquata e demagogica, dalla quale oggi si dissocia il nostro Sig. Sindaco che, con atto inqualificabile, torna ad appoggiare la Regione a 360 gradi, incurante di svendere gli interessi della città. Alludo alla questione “energia” nella quale siamo vissuti alla giornata, sino all’aborto di tutto, nell’inerzia dei nostri amministratori cui, evidentemente, poco interessa l’economia industriale locale. Alludo alla questione “sicurezza”, problema che sta generando nei cittadini una palpabile intolleranza e paura. Penso al tasso di una immigrazione (anche clandestina) che nel giro di due anni ha superato le più nere previsioni scatenando a domino la questione occupazione del territorio, droga nelle strade e nelle scuole, prostituzione, delinquenza.
Incapace di razionalizzare e contenere la spesa (auto blu, interventi a pioggia…, consulenze più volte denunciate, concorsi pubblici banditi su misura per solo pochi “fortunati”), la Provincia ha creato con la Formazione e i C.P.I. un apparato burocratico costosissimo, che opera in back office ed è incapace di dare risposta ai nostri giovani, tanto più se diplomati o laureati. Fanno acqua persino le politiche sociali: guardiamo l’handicap in tutte le sue sfaccettature (sostegno, barriere, accompagnamento ed inserimento al lavoro), pensiamo alle devianze, tutti temi per i quali sono state spese solo parole da una Provincia, che tende unicamente a tamponare le emergenze. La politica scolastica è in ritardo addirittura sulla messa a norma degli edifici. La nostra Provincia non intercetta ancora i bisogni formativi che esprime il territorio, pianifica in ritardo rispetto ai tempi e si ostina in una sorta di “dirigismo” chiuso alle svolte culturali.
In Consiglio Provinciale poche volte si parla di Scuola, quando accade ci ritroviamo sempre di fronte a vecchie proposte. Quest’anno l’Assessorato ha fatto una cosa in più, ha salutato con soddisfazione l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni e l’esclusione della Formazione professionale dall’Istruzione. E pensare che questo era il punto più innovativo della nostra Riforma, la prima risposta all’emergenza educativa che stiamo vivendo: la possibilità di percorsi flessibili che, nel rispetto dei livelli nazionali di apprendimento, potevano concorrere ad abbassare la drammatica percentuale di abbandono scolastico ed alzare invece il livello qualitativo della scuola nel suo insieme.
La Provincia deve dare sostegno e sicurezza alle scuole, sapendo che operano con carenze strutturali e difficoltà oggettive quasi insuperabili, quali ad esempio l’elevato numero di studenti stranieri in ogni ordine e grado. L’Umbria, la nostra Provincia in particolare, è al secondo posto in Italia per frequenza di alunni stranieri, ma noi non riusciamo a garantire loro un adeguato inserimento, dal momento che richiedono interventi sempre più personalizzati: in queste condizioni si finisce con il compromettere il diritto di studio degli altri. Non possiamo garantire l’insegnante di sostegno agli alunni diversamente abili e gli Enti locali non riescono a fornirci personale di assistenza: Signori, la Scuola è paralizzata!
Infine, ma non da ultimo, l’auspicio di un cambiamento culturale del nostro territorio, la cui creatività, il cui patrimonio artistico e di pensiero, i cui valori cristiani ed umanistici, radici della nostra identità, vanno riportati in vita e valorizzati. Per anni mi sono chiesta se Terni dovesse essere nota soltanto come città dell’acciaio, del Cantamaggio, plagiata da anni di sopore e di dormia, nei quali amministrazioni “sinistre” hanno voluto tenere le donne e gli uomini di questo territorio, anestetizzati dal concetto che la propria storia dovesse essere “unicamente” testimoniata dalla classe operaia e contadina in continua crisi di identità, sempre in ritardo con la progettazione e la realizzazione di istituti culturali.
E’ necessario che la nostra Provincia riscopra una propria identità, a 360 gradi, divenga luogo non solo di cultura scientifica e professionale, testimoniata attraverso la valorizzazione dei siti della recente “archeologia industriale”, ma anche luogo di Cultura, nella accezione più ampia e non demagogica della parola. All’Ente dunque chiediamo un’azione nuova che produca nelle giovani generazioni una scossa emotiva, capace di ricostruire nella collettività nuovi soggetti creativi che vadano a sostituire le pesanti e vuote nomenklature dell’apparato.
Occorre infine vigilare affinchè il grande patrimonio che costituisce la nostra identità non venga svenduto in nome di una falsa multietnicità e multiculturalità, purtroppo di moda. La strada vera per convivere con gli altri ed essere loro utili sta, innanzi tutto, nel rispetto di noi stessi e della nostra storia. Abbiamo ricchezze infinite di spiritualità e di cultura da offrire: se sapremo farlo con dignità e rispetto, chi ha la volontà di apprezzarci ci ringrazierà.
Avrei per questo in mente, all’interno del Coordinamento Provinciale che oggi si ricostituisce dopo anni di difficoltà, la realizzazione di un “laboratorio per la libertà” con compiti tematici, Dipartimenti in cui operino professionisti, per un approfondimento con la base della società civile. In questo senso anche I CIRCOLI sorti nel nostro territorio, operando senza un progetto prefabbricato, saranno un appoggio valido per calarci tra la popolazione, farla diventare attrice delle riforme e della futura Politica.
Gli Italiani sono stanchi non solo di questo Governo, ma anche dell’immobilismo dei partiti arroccati in difesa della propria sopravvivenza: allora torniamo alla volontà popolare! E, come diremo “no” alla sterile e confusa “antipolitica”, diremo basta al tempo in cui era la politica a dettare l’agenda. Si gira pagina e si torna ad ascoltare quello che chiede la gente, che oggi si mostra molto più avanti dei palazzi del potere.
In Provincia di Terni tutto il centrodestra, che dimostra anche il questa fase grande coesione non solo per i valori che condivide, ma anche per senso di responsabilità, ha toccato con mano come da tempo la maggioranza sia divenuta un cartello elettorale pronto a tenere le poltrone e nulla più.
Alludo al modo scandaloso con cui si è pensato di chiudere la questione dei “rifiuti”, soluzione provinciale già annacquata e demagogica, dalla quale oggi si dissocia il nostro Sig. Sindaco che, con atto inqualificabile, torna ad appoggiare la Regione a 360 gradi, incurante di svendere gli interessi della città. Alludo alla questione “energia” nella quale siamo vissuti alla giornata, sino all’aborto di tutto, nell’inerzia dei nostri amministratori cui, evidentemente, poco interessa l’economia industriale locale. Alludo alla questione “sicurezza”, problema che sta generando nei cittadini una palpabile intolleranza e paura. Penso al tasso di una immigrazione (anche clandestina) che nel giro di due anni ha superato le più nere previsioni scatenando a domino la questione occupazione del territorio, droga nelle strade e nelle scuole, prostituzione, delinquenza.
Incapace di razionalizzare e contenere la spesa (auto blu, interventi a pioggia…, consulenze più volte denunciate, concorsi pubblici banditi su misura per solo pochi “fortunati”), la Provincia ha creato con la Formazione e i C.P.I. un apparato burocratico costosissimo, che opera in back office ed è incapace di dare risposta ai nostri giovani, tanto più se diplomati o laureati. Fanno acqua persino le politiche sociali: guardiamo l’handicap in tutte le sue sfaccettature (sostegno, barriere, accompagnamento ed inserimento al lavoro), pensiamo alle devianze, tutti temi per i quali sono state spese solo parole da una Provincia, che tende unicamente a tamponare le emergenze. La politica scolastica è in ritardo addirittura sulla messa a norma degli edifici. La nostra Provincia non intercetta ancora i bisogni formativi che esprime il territorio, pianifica in ritardo rispetto ai tempi e si ostina in una sorta di “dirigismo” chiuso alle svolte culturali.
In Consiglio Provinciale poche volte si parla di Scuola, quando accade ci ritroviamo sempre di fronte a vecchie proposte. Quest’anno l’Assessorato ha fatto una cosa in più, ha salutato con soddisfazione l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni e l’esclusione della Formazione professionale dall’Istruzione. E pensare che questo era il punto più innovativo della nostra Riforma, la prima risposta all’emergenza educativa che stiamo vivendo: la possibilità di percorsi flessibili che, nel rispetto dei livelli nazionali di apprendimento, potevano concorrere ad abbassare la drammatica percentuale di abbandono scolastico ed alzare invece il livello qualitativo della scuola nel suo insieme.
La Provincia deve dare sostegno e sicurezza alle scuole, sapendo che operano con carenze strutturali e difficoltà oggettive quasi insuperabili, quali ad esempio l’elevato numero di studenti stranieri in ogni ordine e grado. L’Umbria, la nostra Provincia in particolare, è al secondo posto in Italia per frequenza di alunni stranieri, ma noi non riusciamo a garantire loro un adeguato inserimento, dal momento che richiedono interventi sempre più personalizzati: in queste condizioni si finisce con il compromettere il diritto di studio degli altri. Non possiamo garantire l’insegnante di sostegno agli alunni diversamente abili e gli Enti locali non riescono a fornirci personale di assistenza: Signori, la Scuola è paralizzata!
Infine, ma non da ultimo, l’auspicio di un cambiamento culturale del nostro territorio, la cui creatività, il cui patrimonio artistico e di pensiero, i cui valori cristiani ed umanistici, radici della nostra identità, vanno riportati in vita e valorizzati. Per anni mi sono chiesta se Terni dovesse essere nota soltanto come città dell’acciaio, del Cantamaggio, plagiata da anni di sopore e di dormia, nei quali amministrazioni “sinistre” hanno voluto tenere le donne e gli uomini di questo territorio, anestetizzati dal concetto che la propria storia dovesse essere “unicamente” testimoniata dalla classe operaia e contadina in continua crisi di identità, sempre in ritardo con la progettazione e la realizzazione di istituti culturali.
E’ necessario che la nostra Provincia riscopra una propria identità, a 360 gradi, divenga luogo non solo di cultura scientifica e professionale, testimoniata attraverso la valorizzazione dei siti della recente “archeologia industriale”, ma anche luogo di Cultura, nella accezione più ampia e non demagogica della parola. All’Ente dunque chiediamo un’azione nuova che produca nelle giovani generazioni una scossa emotiva, capace di ricostruire nella collettività nuovi soggetti creativi che vadano a sostituire le pesanti e vuote nomenklature dell’apparato.
Occorre infine vigilare affinchè il grande patrimonio che costituisce la nostra identità non venga svenduto in nome di una falsa multietnicità e multiculturalità, purtroppo di moda. La strada vera per convivere con gli altri ed essere loro utili sta, innanzi tutto, nel rispetto di noi stessi e della nostra storia. Abbiamo ricchezze infinite di spiritualità e di cultura da offrire: se sapremo farlo con dignità e rispetto, chi ha la volontà di apprezzarci ci ringrazierà.
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