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Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

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lunedì 22 giugno 2009

PdL: forza, coraggio e ballottaggio

Le elezioni del 6 e 7 giugno potrebbero essere ricordate come una occasione persa per il PdL umbro, e non per i risultati, perché i voti ovunque in aumento e i ballottaggi di Terni e Orvieto stanno lì a dimostrare (qualunque sarà il responso), che il Centrodestra ha conseguito e consolidato l’unico vero dato importante e che mancava: il fatto che è oggi visto anche in Umbria come una valida alternativa di governo locale.
Questo è avvenuto proprio perché mentre la classe dirigente del Centrosinistra al governo si separava progressivamente dalla sua base elettorale e si abbandonava a lotte di bande, privilegi e personalismi, quella di Centrodestra cresceva in rappresentatività sociale e affinava progressivamente le sue capacità con la permanenza nelle sedi istituzionali: perfino la politica si impara a furia di frequentarla.
A dimostrazione di ciò basta riflettere sul fatto che i Concina, i Baldassarre e gli Sbrenna erano candidature astrattamente possibili (e in alcuni casi perfino ipotizzate e richieste) anche 5 o 10 anni fa, ma si sono verificate adesso, perché solo adesso c’erano quelle condizioni.
Solo adesso c’era anche in Umbria una immagine di un partito forte (anche se “nascente” secondo la definizione non lusinghiera data del ministro Brunetta), perché unito e unitario e di un governo nazionale efficace e al lavoro (al di là della propaganda e delle polemiche sulla vita privata del Premier), contrastato formalmente da una opposizione che più che intenta a una traversata nel deserto, sembra impantanata in una palude nebbiosa.
E’ innegabile che gli elettori umbri nel loro complesso abbiano fatto una valutazione molto severa delle giunte di Centrosinistra e abbiano dimostrato di prendere in seria considerazione le capacità di governo del Centrodestra.
Il punto è che nella gestione della campagna elettorale il PdL umbro dovrebbe mostrare un livello di fiducia in sé stesso almeno pari a quella che gli elettori dimostrano di avere in lui.A mio avviso nella impostazione e nella modalità di presentazione delle prestigiose candidature che ormai fa anche il Centrodestra in Umbria, occorre una valorizzazione senza timori dell’identità e del ruolo del PdL. Sarebbe imperdonabile non far apparire queste candidature per quello che sono, cioè una assunzione di responsabilità del Centrodestra che ha il coraggio di proporre le persone giuste al posto giusto, o peggio far apparire un Centrodestra al rimorchio dei suoi candidati Sindaco. In altre parole se è condivisibile la ricerca di valori aggiunti, non ci si può limitare alla semplice presentazione di liste civiche comunque formate e soprattutto il valore aggiunto non può essere perseguito a scapito della conservazione e della esaltazione del valore di partenza.
Per carità questo è un difetto del Centrodestra umbro che viene da lontano: basta ripensare all’esperienza del Sindaco di Terni Ciaurro, al quale non mancò né una classe dirigente accomunata dai medesimi valori, né il sostegno della gente: a Ciaurro mancò una organizzazione di persone che condividessero criteri di governo e che, soprattutto, sapessero perpetuare il cambiamento lavorando per il futuro del Centrodestra e della Città di Terni, cioè gli mancò un partito. Quel partito che per sua stessa volontà fu tenuto rigorosamente in cantina e mai fatto salire nel salotto buono.
In ogni caso in queste elezioni abbiamo assistito a spostamenti di masse ingenti di voti, che in solo 5 anni sono passate dal Centrosinistra al Centrodestra nel voto amministrativo umbro e che appaiono inspiegabili, se non si ricorda che anche 5 o 10 anni fa le percentuali che l’Umbria esprimeva a favore del Centrodestra nel voto politico erano alte e mostravano apertamente una realtà sociale che non aveva alcun problema a votare AN e FI alle politiche e alle europee, mentre contemporaneamente continuava a preferire le giunte di Centrosinistra nelle amministrative, il tutto senza pregiudizi ideologici di sorta. Oggi che finalmente anche in Umbria si vede un processo di riassorbimento di questo gap tra risultati politici e amministrativi (che era, questo sì, una anomalia) non può essere proprio la classe dirigente del PdL umbro a farsi prendere alla sprovvista. Un pizzico in più di coraggio e un costante e proficuo investimento su sé stesso possono essere la ricetta giusta per il Centrodestra umbro.
Il Centrosinistra ha imparato sulla propria pelle che non ci sono più sconti per lui, perché non può più contare su acritici orientamenti a sinistra della realtà sociale: il Centrodestra umbro questo lo sa?
Terni, 12/06/2009
Paolo Cianfoni

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