HOME non è mai politica attuale la parola dei profeti disarmati, ma in un popolo ci vogliono i politici attuali e i politici inattuali, e se i primi sono giudicati savi e i secondi matti, ci vogliono i savi e ci vogliono i matti, e guai ai popoli che hanno solo i savi perché spetta di solito ai matti porre e coltivare i germi della politica avvenire (B. Croce)
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Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

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lunedì 22 settembre 2008

Le liste civiche siamo noi


Nell’Italia degli 8000 comuni a ogni tornata elettorale c’è una fioritura di liste civiche di ogni genere. E’ un fenomeno politico importante che non può essere ridotto a una semplice propensione all’individualismo. Certamente alcune delle cause sono poco edificanti, come le iniziative strampalate o i troppo furbi sempre indaffarati a cercare di interpretare “l’ago” della bilancia a qualunque costo, sia che la bilancia debba pesare l’intero schieramento destra-sinistra, sia che, in mancanza di meglio, debba pesare uno solo dei due schieramenti. Ma dietro le liste civiche ci sono anche le esigenze e i sentimenti profondi dei cittadini, come la distanza tra gli elettori e la politica, la percezione di una diversità tra il livello degli esponenti locali e quello dei partiti nazionali ai quali aderiscono, la volontà di “rompere gli schemi”, la priorità della dimensione amministrativa anche sulle adesioni politiche, l’amore per la propria città, la ricerca del cambiamento, la percezione delle emergenze. Le migliori liste civiche sono il risultato di una scelta forte, intima, di grande parte dell’elettorato, cosiddetto di opinione, ma non solo, in favore del buongoverno, della politica del fare.
Il Centrosinistra italiano deve guardare con sospetto a questo fenomeno. Perché le aree occidentali e riformiste del Centrosinistra sono state travolte prima dall’epoca delle inchieste giudiziarie e poi dai machiavellismi indispensabili a tenere insieme la Sinistra estrema con i padroni delle banche, i sindacalismi autolesionistici tipo Alitalia con il mercato, i radicalismi di ogni tipo con i filocattolici, i cattocomunisti, con i veterocomunismi, con i post comunisti, con i rifondatori comunisti, con gli ex direttori de “l’Unità” mai stati comunisti, ecc.
L’incapacità del Centrosinistra di promettere credibilmente il cambiamento e le riforme è evidentissima proprio nelle regioni come l’Umbria dove il ricordo della capacità di governo della Sinistra è, appunto, un ricordo e la prassi di mal-governo del “tassa e spendi” ci regala un numero enorme di dipendenti pubblici, una amministrazione sostanzialmente inefficiente e un gran mucchio di debiti.
E’ per questo che dobbiamo lasciare giustamente la preoccupazione di fronte a questo fenomeno alla Sinistra, mentre noi dobbiamo guardarlo con favore e promuovere e valorizzare questa dimensione locale, basta un po’ di pacatezza e di attenzione nell’analisi per rendersi conto che quelle esigenze e quei sentimenti che chiamiamo “spirito civico” descrivono anche l’identità più vera del Centrodestra italiano.
Cosa sarebbe il Centrodestra senza la priorità del buongoverno? Senza l’aspirazione al cambiamento, alle riforme profonde di tutti i settori dello Stato? Senza la conoscenza, non astratta, non fideistica, delle reali leggi di mercato e la definizione di una politica sociale di conseguenza concretamente ispirata a trarre dal mercato i maggiori benefici per la comunità proteggendo efficacemente i più deboli? Senza l’aspirazione alla modernizzazione del Paese? Senza il rapporto leale Stato – cittadino che presuppone e discende dal federalismo fiscale? Senza l’amore per le tante singole città e per il complesso della Nazione intesa come Patria? Cosa sarebbe il centrodestra senza la “politica del fare”?
La “politica del fare” è uno dei tratti essenziali dell’identità del Centrodestra che più evidenzia la vicinanza con lo spirito civico e la lontananza con la sinistra parolaia. Questo carattere volto alla concretezza che non è solo metodo, ma anche contenuto, definisce una continuità ideale e di approccio tra il Centrodestra e le tante espressioni dello spirito civico.
Allora nell’immaginare e realizzare una politica locale del PdL basterà avere l’accortezza di rendere comprensibile sul territorio la nostra identità, coniugandola con i temi propri delle liste civiche, che sono i nostri temi, perché le liste civiche siamo noi.

Paolo Cianfoni

(foto tramonto con chiesa autore la_sonix fonte flickr)

lunedì 8 settembre 2008

C'è una storia

C'è una storia del Centrodestra ternano dimenticata anche dagli stessi esponenti del Centrodestra. Sembra quasi che le persone che hanno collaborato e determinato tra il 1993 e il 1997 una grande ed esaltante esperienza politica, oltre che una eccezionale stagione di rinascimento della nostra città, non vogliano ricordare o, peggio, abbiano subito gli eventi senza interrogarsi sulle reali cause e le reali dinamiche. Questo è davvero un peccato, perché la riflessione sui fatti e sulle proprie azioni è la base dell'esperienza, unico reale valore per migliorarsi. Non intendo minimamente accusare nessuno di non voler capire, anzi, sono convinto che nonostante non siamo abituati a ragionare così, il Centrodestra a Terni sia già ora in grado di proporre una classe dirigente con doti di competenza del tutto equivalenti a quelle del Centrosinistra e con in più maggiore coraggio, maggiore coesione, maggiore buona volontà, maggiore passione. Personalmente sono facilitato nell'analisi e nel ricordo degli avvenimenti del governo del Centrodestra della nostra città, dal fatto che li ho vissuti con una età che cominciava per 2 e quindi oggi, con una età che inizia per 4, non devo fare "difese d'ufficio" e mi sembra naturale partire dal presupposto che non rifarei molte delle cose che mi sono trovato a fare e a "sopportare" in quegli anni.
Il punto è che l'epoca Ciaurro, indipendentemente dai torti e dalle ragioni, è finita traumaticamente per il Centrodestra e quindi negli anni immediatamente successivi si è creato un comportamento tacitamente condiviso volto a non riaprire le ferite.
In questo modo però il Centrodestra ternano non ha mai fatto una analisi approfondita e un confronto sugli avvenimenti di quel periodo e non ha quindi una interpretazione condivisa. Oggi però che quegli avvenimenti sono del tutto superati dalla politica e spostati, per forza di cose, sul piano della riflessione culturale, forse sarebbe utile una maggiore puntualità di analisi.
Non stupisce pertanto che tra la gente si ascoltino spesso delle ricostruzioni molto lontane dalla realtà degli avvenimenti di quegli anni, stupisce invece che sostanzialmente anche sui giornali, perfino negli articoli di attenti osservatori politici, regni una grande confusione. Pertanto le note seguenti possono essere utili, se non all'interpretazione, almeno alla memoria.
Nel 1993 la coalizione civica che alla fine candidò Gianfranco Ciaurro si chiamava "Alleanza per Terni". Era la reazione alla crisi della politica di alcuni partiti (PRI e PLI), di alcune "correnti" (alcuni venivano da una esperienza nel PSI), di cittadini singoli che avevano vissuto con sdegno la stagione della tangentopoli ternana e avevano sentito la necessità di reagire con un impegno diretto, appunto di carattere civico e di altri, infine, che volevano portare l'esperienza delle professioni e del mondo del lavoro nella politica locale.

La formula era ispirata alla "Alleanza Democratica" di Ferdinando Adornato. Alleanza per Terni era realmente civica e quindi non era facilmente collocabile in una geografia destra-sinistra, ma le interpretazioni di alcuni che la volevano dipingere come una formazione di sinistra cozzavano fin dall'inizio con la chiarissima e dichiarata alternatività al sistema di potere della sinistra a Terni, con gli orientamenti di Alleanza Democratica, come la successiva evoluzione e collocazione delle posizioni di Ferdinando Adornato hanno dimostrato, con la stessa composizione della lista.
ApT, come veniva indicata in sigla, pertanto, possiamo dire che partiva da posizioni centriste ed era destinata a fondare il centrodestra a Terni. Non era una associazione, ma direttamente una lista civica che seguì un suo piuttosto lungo percorso che comprese la costituzione di un comitato operativo (come il libro di Walter Patalocco correttamente riporta) con le rappresentanze dei partiti e dei gruppi, una serie di confronti più o meno assembleari, prima svolti nella sede del PRI, poi con l'utilizzo di sale messe a disposizione da alcune parrocchie, la formazione della lista, la formazione di un gruppo di direzione costituitosi in "comitato politico" praticamente in coincidenza con la vittoria elettorale, che si occupò, tra l'altro, del problema della candidatura a Sindaco. In particolare le candidature ipotizzate erano due quella di Gianfranco Ciaurro e quella di Guido De Guidi. Solo questa formula (ApT+Ciaurro) è risultata vincente, tutte le altre formule civiche, che sono state elaborate nelle elezioni successive, hanno fallito.
Il successo di ApT dipese, certamente dal profilo eccezionale della candidatura di Ciaurro e dalla estrema debolezza della sinistra per le note vicende giudiziarie e politiche, ma anche dal fatto che si inserì in un travaglio evidente del mondo cattolico cittadino. La DC, che a quelle elezioni candidò a Sindaco l'On. Renzo Nicolini, usciva da troppi anni di opposizione sostanzialmente consociativa (tradizionalmente svolgeva il collegamento tra le istituzioni locali sempre guidate dalla sinistra e il governo centrale), per poter convincere gli elettori in una fase in cui la priorità, vissuta addirittura con integralismo, era il rinnovamento. Questa insufficienza della DC era sentita anche all'interno del mondo cattolico da rilevanti esponenti democristiani che si differenziarono e, in particolare, da Stefania Parisi, che si candidò a sindaco dando vita a un'altra lista civica centrista che partecipò a quelle elezioni: l'Unione Civica.
Un altro elemento importante nel successo di ApT fu la conoscenza, indotta certamente da Ciaurro, del reale funzionamento dei meccanismi politici ed elettorali della nuova legge con ballottaggio. Ciaurro infatti superò Nicolini, guadagnando il ballottaggio, non fece apparentamenti di sorta, nemmeno con il MSI che aveva candidato la compianta Sen. Antonella Baioletti e sconfisse un candidato Sindaco della sinistra di indubbio valore, capacità e qualità politiche e personali, il Sen. Franco Giustinelli.
In sostanza ApT vinse perché seppe incarnare il cambiamento agli occhi dei ternani, cambiamento desiderato dagli elettori di Centrodestra, ma anche da elettori del Centrosinistra e della Sinistra anche estrema.

ApT in realtà non riuscì mai ad esistere come soggetto politico autonomo, perché si trovò subito stretta tra la nascita di Forza Italia e la identificazione agli occhi degli elettori con l'amministrazione Ciaurro. Il Centrodestra quindi affrontò le successive elezioni senza un soggetto politico centrista di riferimento: FI a Terni non era stata consolidata (era ancora politcamente "acerba", non aveva un gruppo consiliare, era sempre stata tenuta molto lontana formalmente e sostanzialmente dall’Amministrazione Ciaurro), mentre ApT si dissolse di fatto già prima della fine della consiliatura.
In effetti Ciaurro nel 1993 portò alla vittoria una lista civica che lui aveva trovata già pronta.

Proprio di questo si lamentò pubblicamente quando in occasione delle elezioni del 1997 ideò la formula e i contenuti della nuova formazione civica "Terni libera" (ai giornalisti che gli chiedevano "libera da che?" gli rispondeva "libera dai rossi"). In quelle elezioni AN presentò una propria lista collegata con Ciaurro, FI, invece, non si presentò, ma inserì candidati all’interno di Terni libera. Gianfranco Ciaurro scelse personalmente tutti i candidati di Terni Libera, proprio per marcare la differenza con ApT.
Non concluse accordi con il CCD al primo turno, che infatti candidò a Sindaco Francesco Renzetti, il collegamento Ciaurro-CCD si realizzò solo al ballottaggio. La tecnica elettorale dimostra in modo inconfutabile che il CCD non ebbe alcuna responsabilità nel fatto che non scattò il premio di maggioranza (cosiddetta anatra zoppa), infatti la sinistra ottenne più del 50% dei voti, quindi tutti gli altri, anche se fossero stati tutti collegati, avrebbero raccolto sempre meno del 50%. La valutazione puramente politica se una Terni Libera unita fin dal primo turno con il CCD avrebbe convinto anche elettori di sinistra o astenuti a sostenere il centrodestra, oppure se invece questo comportamento del CCD abbia convinto alcuni delusi da Ciaurro a votare comunque per il centrodestra è destinata a rimanere per sempre nel mondo dei "se". Inoltre nell'area centrista esisteva anche un'altra lista civica non collegata con Ciaurro, né al primo, né al secondo turno.
Terni Libera perse le elezioni, Ciaurro sarebbe stato riconfermato senza poter disporre della maggioranza del Consiglio Comunale, questo metteva di fatto nelle mani dei consiglieri di sinistra il potere di interrompere la consiliatura almeno due volte l’anno: nella votazione di assestamento del bilancio e nella votazione di approvazione dello stesso. Quindi era chiaro che la consiliatura si sarebbe interrotta prima della scadenza del mandato.

Terni libera fu un fallimento prima politico e poi elettorale, perché era nata con il preciso intento di evitare la presentazione del simbolo di FI, di regolare i conti con il CCD e di portare comunque Ciaurro alla vittoria con una maggioranza di consiglieri. Centrò solo il primo obiettivo, ma che quello fosse un obiettivo desiderabile è tutto da dimostrare.
Nel 1999 candidato Sindaco per il Centrodestra era Enrico Melasecche, il vicesindaco uscente. Collegate con Melasecche c’erano cinque liste tre politiche (FI, AN, CCD), due civiche: Terni Insieme e Terni Giovani. Erano tutte liste di centrodestra, in particolare le liste civiche erano state pensate dai partiti per uno scopo preciso, Terni Giovani doveva attrarre il voto dei giovani, e Terni Insieme doveva essere la lista civica propria del candidato Sindaco allo scopo di conferirgli un aspetto meno schierato (il “sindaco di tutti”) e per intercettare il voto della sinistra. In questo senso Terni Insieme fu un autentico fallimento, perché a giudicare dai dati elettorali, il suo apporto di provenienza dagli elettori di sinistra fu molto modesto, se non inesistente, mentre cannibalizzò i voti del Centrodestra, in particolare di FI.
Ricordare la nostra “storia” è utile per evitare di commettere ancora gli stessi errori. La storia delle liste civiche a Terni dimostra, se ce n’era bisogno, che solo le iniziative sufficientemente autonome e portatrici di un proprio valore agli occhi degli elettori possono realmente aspirare alla vittoria.
Inoltre non è mai utile ricalcare strade già percorse, anche se hanno portato al successo in passato: è molto meglio aprirne di nuove. Ma se l’area civica a Terni non riesce proprio a fare a meno di un modello ne scelga almeno uno vincente: guardi semmai ad Alleanza per Terni e alla sua eccezionale capacità di rispondere a quelle che erano allora le domande diffuse degli elettori.
Paolo Cianfoni

giovedì 31 luglio 2008

Sicurezza, coerenza e capacità di governo

Il sottosegretario agli Interni Nitto Palma (FI-PdL) in un incontro ufficiale con i prefetti umbri ha dichiarato, riferendosi all’Umbria, che “Questo è un territorio esemplare: non c’è emergenza sicurezza” e ha escluso, di conseguenza, la necessità di rinforzi alle forze dell’ordine. Il tutto è avvenuto a poche ore dall’occupazione del Consiglio regionale da parte dei Consiglieri del PdL per denunciare l’immobilismo del Centrosinistra di fronte all’evidente e documentato incremento dei fenomeni criminali in Umbria. Si tratta di una palese mancanza di coordinamento tra PdL umbro e un rappresentante del Governo, di particolare gravità.
Naturalmente ne è sorto immediatamente un grande polverone con tutti gli esponenti umbri del PdL che evidenziano come i fenomeni criminali in Umbria siano invece in preoccupante aumento e tantissime voci del Centrosinistra che, naturalmente, sottolineano che si tratta di un “autogol” del Centrodestra.Il punto è che quello dell’attacco al centrodestra è l’unico punto in comune tra le varie voci del Centrosinistra umbro.
Infatti alcuni sostengono la tesi che la criminalità in Umbria è “sotto controllo” e che il Centrodestra umbro fa “allarmismo”, mentre altri denunciano che il Governo sta sottovalutando il problema e lamentano l’esclusione dai “rinforzi” che stanno arrivando in altre regioni.Insomma di fronte a una incoerenza del Centrodestra, il Centrosinistra umbro risponde con altrettanta incoerenza, pur di attaccare tutte e due le diverse posizioni espresse da Nitto Palma e dal PdL dell’Umbria.
In particolare brilla il Sindaco di Terni On. Paolo Raffaelli che sostiene entrambe le tesi del Centrosinistra simultaneamente: “L’on. Nitto Palma ha fatto giustizia di tante strumentalizzazioni terroristiche ma, nello stesso tempo, cancellando con un tratto di penna gli impegni assunti dal Governo Prodi e dal Ministro Amato per un rafforzamento degli apparati di sicurezza umbri, dimostra di non aver capito che anche nelle realtà a forte controllo sociale e a buon contenuto di sicurezza si può rischiare un degrado se non si prendono tempestivamente le opportune misure di prevenzione”, tornando a schierarsi contro il decreto del Governo .
Che fiducia dovrebbero avere i cittadini nella politica e nella capacità delle istituzioni (centrali e locali) di governare questi fenomeni?
Ci vorrebbe un diffuso impegno da parte di tutti nell’aumentare i livelli della sicurezza e nel diminuire quelli di incoerenza delle posizioni politiche almeno sui temi che stanno a cuore alla gente.
In questo deprecabile “polverone” di certo c’è una recente indagine de “Il Sole 24 Ore” che evidenzia a Terni un incremento di reati nel 2007 del 12,5% rispetto al 2006 (si tratta della settima variazione più alta in termini percentuali tra tutte le province italiane), di certo c’è inoltre un Decreto Legge del Governo che aumenta il ruolo dei Sindaci nella sicurezza, quindi anche di quello di Terni: visti i fatti e i comportamenti sopra riportati secondo voi a Terni c’è da stare tranquilli?
O il solo fatto di domandarselo è una “strumentalizzazione terroristica”
Paolo Cianfoni

lunedì 28 luglio 2008

Novara: un esempio da seguire

Nella ricerca sulle auto blu (Le auto blu e la disinformazione dell'Amministrazione Raffaelli) abbiamo avuto modo di approfondire un esempio di buongoverno. Si tratta del Comune di Novara, città delle stesse dimensioni di Terni (102.000 abitanti circa), guidata da una giunta di centrodestra (Lega Nord, PdL e UdC) dove il Sindaco leghista Massimo Giordano dovendo sostituire una (ne aveva una sola! e non 5 come a Terni!) vecchia auto di rappresentanza del Comune ha cercato di risparmiare. Così ha chiesto la collaborazione dei concessionari della città, con il risultato che ben due hanno dato la disponibilità di concedere gratuitamente al Comune di Novara una loro vettura, avendone unicamente un ritorno pubblicitario: hanno semplicemente apposto sulle auto il logo del concessionario e la dicitura "vettura gentilmente concessa all'amministrazione comunale da...". Con questa iniziativa ci guadagnano tutti: l'Amministrazione comunale di Novara ha a disposizione in comodato d'uso gratuito una Jaguar X Type 20 D Executive berlina e una Mercedes-Benz classe E 320 CDI EVO Avantgarde, Le concessionarie “Prestige Cars Srl” del Gruppo Palmisano e "Autocentauro" partecipano ai risparmi della città di Novara e ottengono in cambio pubblicità, e soprattutto i cittadini di Novara possono benificiare di un importo pari al prezzo risparmiato di acquisto delle auto più utilmente utilizzato per le altre spese del Comune.
Un'idea semplice che, con un po' di modernità e meno prevenzioni verso le imprese private, perfino il Comune di Terni potrebbe utilmente copiare.
Paolo Cianfoni

Le auto blu e la disinformazione dell'Amministrazione Raffaelli

L'amministrazione Raffaelli non perde occasione per fare disinformazione: ieri un solerte addetto stampa ha diramato un comunicato sul rinnovo del parco mezzi del Comune e, per glorificare l'Amministrazione Raffaelli, ha precisato "Le auto di servizio, cosiddette “auto blu”, a disposizione del Gabinetto del Sindaco per funzioni di rappresentanza dell’intero Ente, sono 4 su un totale di 160. Un’altra auto di rappresentanza viene messa a disposizione dal Comune, così come previsto dalla normativa, per la Procura della Repubblica." ... "Tutt’altro, dunque, che un “autoparco da nababbi”, ma semplicemente un parco veicoli efficiente, moderno e gestito nella maniera più economica, con criteri innovativi”.
Detta così sembra che l'Amministrazione Raffaelli abbia fatto un attento esame delle necessità, dell'uso e dei costi dei mezzi comunali e in particolare delle auto blu, e che avere solo 5 auto blu sia un ottimo risultato.
Il fatto è che è vero il contrario, infatti abbiamo fatto una ricerca tra i comunicati, le interrogazioni e i siti internet dei comuni italiani per verficare se un comune capoluogo di provincia delle dimensioni di Terni che ha "solo" 5 auto blu sia da prendere come esempio positivo o piuttosto come esempio di malgoverno.
Certo l'argomento non è di quelli di cui le Amministrazioni comunali amino parlare, comunque abbiamo scoperto che città delle stesse dimensioni di Terni, hanno meno auto blu dell'Amminstrazione Raffaelli (Pistoia ne ha 2, anche Novara ne ha 2, ma ha fatto un innovativo contratto con dei privati e ne usufruisce di entrambe grauitamente, Arezzo ne ha 4, mentre Udine ha fatto la scelta di eliminarle tutte). Città che hanno circa la metà degli abitanti rispetto a Terni sono più virtuose, Agrigento non ne ha nessuna, Biella ne ha 2. Perfino città che hanno una volta e mezzo gli abitanti di Terni hanno meno auto blu (Ravenna 2, Livorno 3). Prato ne ha 5 come Terni, ma ha quasi il doppio degli abitanti. Il Sindaco di Roma Alemanno ha dismesso le due Lancia Thesis superaccessoriate a disposizione dell'ex sindaco Veltroni in favore di una "vecchia" Fiat Croma.
Verrebbe da chiedersi se pagare strutture di (dis)informazione, come fa l'Amministrazione Raffaelli, per propagandare che Terni ha "solo" 5 auto blu è "solo" pressappochismo o "proprio" malafede.
Certo la polemica sulle auto blu, è la classica polemica inconcludente, perché il vero problema è il costo dei trasferimenti di rappresentanza di Sindaci, Assessori e Dirigenti (viaggi con qualsiasi mezzo, soggiorni, ecc.) e soprattutto i ritorni in termini di amministrazione della cosa pubblica per i cittadini, non il numero delle auto blu preso come dato astratto. Ma leggere che il Comune di Terni si bea di avere "solo" 5 auto blu è veramente troppo.
Paolo Cianfoni

La lettera del Sindaco Raffaelli ai ternani sui BOC è un esempio di disinformazione pagata con i soldi dei cittadini

La lettera del Sindaco Raffaelli ai ternani sui BOC (Buoni Ordinari Comunali) è un esempio evidente di disinformazione pagata con i soldi dei cittadini. I ternani però sono molto meno sprovveduti di quanto dimostra di ritenere il Sindaco. La vicenda è molto chiara: da alcuni anni la legge ha permesso ai Comuni di aumentare le proprie entrate finanziarie ricorrendo a prestiti da parte dei cittadini. Questa opportunità per i Comuni è possibile alla sola condizione che tali denari presi a prestito siano utilizzati per “investimenti” e non per “spesa corrente”. Cosa significano queste formule contabili? Niente di strano, si riferiscono a un concetto di comune buonsenso: se due vostri amici vi venissero a chiedere un prestito di 50 mila euro, il primo per comprare una casa e il secondo per comprare viaggi, vestiti, ecc. a chi sareste maggiormente disposti a prestare la somma? Naturalmente a colui che intende investirle in un bene che aumenta il suo patrimonio, non a chi intende spenderla in attività che non aumentano la sua solidità finanziaria, cioè le sue “garanzie” di restituzione. Infatti le banche prima di concedere un finanziamento vogliono conoscere a fondo sia il reddito del richiedente, per valutare la sua capacità di pagare le rate di restituzione, sia la consistenza del suo patrimonio, per eventualmente istituire una garanzia (spesso una ipoteca su un immobile) e infine quasi sempre vogliono anche sapere come il richiedente intende spendere quei soldi che vuole in prestito.Quindi non c’è niente di strano nel fatto che il Governo abbia posto la condizione imprescindibile che i soldi presi a prestito dai cittadini vengano utilizzati esclusivamente per accrescere il patrimonio e quindi la solidità del Comune, si tratta semplicemente di un vincolo obbligatorio al buongoverno, cioè all’uso corretto dei soldi dei cittadini.Infatti se un cittadino che chiede un prestito a una banca deve dare tutte le informazioni e le garanzie che ho descritto, perché un Comune che chiede un prestito ai cittadini invece dovrebbe avere un trattamento privilegiato?E infatti non può averlo. La Corte dei Conti vigila che i Comuni non facciano i “furbi”, cioè che non utilizzino i denari presi a prestito dai cittadini per le "spese correnti".Nel bilancio del Comune di Terni, invece, secondo quanto è risultato a seguito degli approfonditi controlli effettuati dalla Corte, è risultata una violazione di questo elementare principio di buongoverno e quindi i Consiglieri Comunali che hanno votato e approvato la proposta elaborata dalla giunta Raffaelli che è stata censurata, sono stati chiamati a risponderne personalmente (in altre parole si sono presi una multa salata che dovranno pagare con i propri soldi). Ma il Sindaco Raffaelli no! Lui no! Perché a quella votazione da lui proposta al Consiglio Comunale era assente. Lui avrà soltanto un problema di immagine nei confronti dei ternani.. allora ecco la soluzione: una bella lettera pagata con i soldi dei cittadini per disinformarli sulla vicenda.Si tratta letteralmente di disinformazione perché nella lettera che i ternani stanno per ricevere a casa c’è scritto:1) che i BOC sono uno strumento utile. Appare chiaro infatti che nessuno, tanto meno la Corte dei Conti, ha messo in discussione che lo strumento dei BOC sia uno strumento utile, se gestito bene e nel pieno rispetto delle leggi. Le contestazioni si riferiscono all’uso che ne ha fatto la giunta Raffaelli.2) Che le sanzioni sono state erogate dalla Corte dei Conti solo su tre opere delle moltissime che sono state finanziate con i soldi provenienti dai BOC. Questa è una argomentazione davvero divertente, sarebbe come dire che un assassino che ha ucciso tre persone deve essere guardato con simpatia perché, in fondo, avrebbe potuto ucciderne molte di più.3) Che i tre interventi sanzionati erano “necessari e impellenti a seguito di eventi calamitosi”. Altro punto mai messo in discussione da nessuno, tanto meno dalla Corte dei Conti. La Corte ritiene infatti che questi interventi sono stati finanziati con soldi presi da dove non potevano essere presi, e che il Comune di Terni avrebbe dovuto finanziarli con il denaro utilizzabile per la spesa corrente.4) Che i tre interventi sanzionati erano stati fatti “nel solo spirito della salvaguardia e della sicurezza e dell’interesse pubblico”. Altra argomentazione interessante, infatti tutte le spese del Comune devono rispondere a un interesse pubblico. Non può essere diversamente, altrimenti si configurerebbe un reato. Di fronte a questa argomentazione verrebbe da chiedersi: esistono allora altre spese nel bilancio comunale che sono state fatte per tutelare interessi diversi?Ma è verso la fine del ragionamento espresso nella lettera di giustificazioni inviata dal Sindaco ai ternani che appare una frase che in realtà spiega tutto: “sono stati messi in discussione” …“solo e soltanto residuali irregolarità nell’imputazione delle spese all’interno del bilancio”. Quindi la violazione degli obblighi di legge sulla corretta imputazione delle spese all’interno del bilancio comunale viene definita dal Sindaco una irregolarità solo e soltanto residuale, cioè una cosa di poco conto, è come dire: “non è tanto che abbiamo imputato male le spese, è che la Corte dei Conti è un po’ fissata con il rispetto della legge”.
Se l’amministrazione Raffaelli avesse gestito la vicenda con maggiore serietà, e senza gli intenti propagandistici e la volontà di disinformazione che trasudano dalla lettera di giustificazioni inviata ai ternani, si potrebbe concordare sul fatto che è vero che in alcuni casi la suddivisione tra spese correnti e investimenti, che nella teoria è molto marcata, nella pratica diventa più labile e quindi a rischio di sanzione. Non occorre però mai dimenticare che l’interpretazione e l’applicazione delle norme è il compito specifico in primo luogo della Magistratura e che le sentenze vanno ascoltate e tenute in alta considerazione dagli uffici, proprio perché devono essere la guida dei comportamenti della pubblica amministrazione locale. Semmai c’è da chiedersi se è possibile che l’intera struttura tecnica del Comune di Terni non abbia avuto nemmeno un dubbio sui tre comportamenti sanzionati dalla Corte dei Conti e se non sia il caso di aumentare con adeguati supporti qualitativi la sensibilità dell’Ente riguardo l'applicazione delle norme contabili. Certo in questa direzione la minimizzazione che fa ufficialmente il Sindaco dei comportamenti sanzionati non fa ben sperare per il futuro. Ma quel che è più grave è che il Sindaco usa toni e argomentazioni che sembrano più adatti a una guerra personale o politica contro la Corte dei Conti da parte dell’Amministrazione Raffaelli che non ad una informazione ai cittadini. Se così fosse, perché i dipendenti comunali e i cittadini ternani dovrebbero essere costretti a combatterla? Sarebbe una guerra inutile e sciagurata, in grado di privare da un lato i dipendenti comunali della tranquillità necessaria per lavorare bene e dall'altra i cittadini delle normali aspettative di buongoverno.
In ogni caso è certamente sanzionabile dal punto di vista politico, e forse non solo, la scelta inaudita di spendere soldi pubblici per inviare la lettera ai cittadini, per propagandare argomentazioni del tutto pretestuose e, in sostanza, per disinformarli sull’accaduto.
Comunque, come a scuola, le lettere di giustificazione non possono diventare un’abitudine, perché altrimenti arriva immancabile la bocciatura, in questo caso la bocciatura sonora da parte degli elettori.

Paolo Cianfoni

domenica 6 luglio 2008

Marco Benucci è il Vicepresidente Nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio



L'Ing. Marco Benucci è stato eletto Vicepresidente Nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio (sostituisce l'Avv. Annarita Fioroni eletta al Senato). Anche se oggi l'Ing. Benucci non ricopre nessun incarico politico o di partito, FI di Terni ha avuto già modo di apprezzare le sue doti umane e professionali quando ha svolto in passato il ruolo di Coordinatore Provinciale FI di Terni. Quanti lo conoscono non possono che essere felici di questo importante riconoscimento che si aggiunge alla già lunga lista di importanti incarichi politici e professionali ottimamente svolti da Marco. Rivolgiamo le congratulazioni a Marco e rappresentiamo i sentimenti di stima e amicizia.