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Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. (E. Roosevelt)

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lunedì 10 marzo 2008

La proposta di Legge regionale FI per le PMI


Come è stato ricordato, in Umbria circa il 99% delle imprese attive si classificano, come numero, in base alla normativa comunitaria del 23/96, come “Piccole Imprese”, quelle cioè con meno di 50 addetti e con fatturato annuo inferiore a 7 milioni di Euro.
E’ noto a tutti, ed è stato anche qui sottolineato, che le piccole imprese nel nostro Paese, e in Umbria in particolare, soffrono di difficoltà varie, che ostacolano lo sviluppo e spesso ne mettono a rischio la stessa sopravvivenza. Queste difficoltà hanno origini diverse:

1 - Difficoltà di origine internazionale:
- alto costo materie prime e carburanti
- congiunture generali sfavorevoli o fasi di recessione
- crescita esponenziale di economie emergenti
2 - Difficoltà di origine nazionale:
- ridotta o nulla la crescita generale dell’economia
- stagnazione dei consumi
- alto costo dell’energia
- infrastrutture scarse e inefficienti
- eccesso di normative, a volte in contrasto tra loro
- alto livello di tassazione
- alto numero di ostacoli e di adempimenti burocratici
3 - Difficoltà di origine interna alle piccole imprese:
- scarsa disponibilità di capitali
- difficoltà di approccio al mercato
- scarsa informatizzazione
- organizzazione poco efficiente
- difficoltà ad uscire da un’ottica locale.

E a questo, in Umbria, dobbiamo aggiungere:
4 - Difficoltà di origine regionale:
- quadro politico bloccato
- reti clientelari di ostacolo alla vera concorrenza
- alto livello di tassazione regionale e locale
Un quadro come questo potrebbe scoraggiare a prima vista il piccolo imprenditore, ma la piccola impresa umbra esiste e resiste, come dimostrano le statistiche. I dati dell’UnionCamere mostrano che in Umbria c’è una discreta voglia di fare impresa, e che la “mortalità” delle piccole imprese non è più drammatica che altrove, ma che esse, rispetto alla media nazionale hanno un’inferiore spinta a crescere, a innovarsi e ad investire.
Quindi il quadro non è del tutto sconfortante, ma va supportato ed incoraggiato con adeguate iniziative.
Che cosa possiamo fare noi a livello locale?
Per le difficoltà di origine internazionale è chiaro che non possiamo fare nulla.
Per quelle di origine nazionale e regionale possiamo intervenire su alcune di esse, come la riduzione del livello fiscale locale e la semplificazione burocratica.
Per quelle di origine interna possiamo intervenire sulla “professionalità” del piccolo imprenditore, spingendolo a cercare un aiuto esterno, che gli permetta di aggiornarsi, superare momenti di transizione, adeguarsi alle normative di qualità, alle evoluzioni dei mercati e quant’altro possa meglio qualificarne l’attività
Lo spirito della presente proposta di Legge Regionale è appunto questo. Cercare di individuare, nel complesso quadro delle numerose difficoltà che affliggono le piccole imprese, quelle su cui si può agire in ambito locale, magari utilizzando anche le esperienze positive di regioni che ci hanno preceduto su questa strada.
A noi sembra che il tipo di approccio delineato da questo progetto sia quello giusto: migliorare poco alla volta quello che è a portata di mano, acquisire e consolidare progressivamente i risultati.
La dettagliata analisi dei vari aspetti e delle soluzioni, fatta dagli estensori della proposta di legge, mostra ancora una volta come il Centrodestra sia vicino al piccolo imprenditore. Quel piccolo imprenditore che la cultura di sinistra, conformistica e acritica, continua a contrastare come un evasore fiscale invece di supportarlo come fonte di lavoro e ricchezza per la collettività.
Per quanto riguarda l’incentivazione a introdurre nelle piccole imprese il “manager a tempo” o “a progetto”, vale la pena di ricordare che nella nostra regione c’è un gran numero di esperti di vari settori, e perché no, pensionati ancora giovani (per il generale degrado della struttura produttiva umbra) che sono in grado di trasferire ad altri le loro conoscenze e la loro esperienza.

Ma, attenzione: perché tutto questo funzioni, occorre anche che ciò che ruota intorno al mondo del lavoro sia messo finalmente a sistema e funzioni.
Al riguardo, la maggioranza di sinistra, per quella che è stata la mia esperienza in Provincia di Terni in due mandati amministrativi, non lascia ricordi di sé.
Anche il PD che si propone agli Italiani non è il “nuovo che avanza”, ma quel guazzabuglio di contraddizioni che ha preteso di imporci sinora i propri interessi, frenando l’industria col suo immobilismo, tarpando le ali alle piccole aziende afflitto da cronico “mal di pancia”per l’estrema sinistra con cui condivide la maggioranza.
Per rilanciare lo sviluppo nella nostra Provincia, oltre ad un nuovo fisco per le imprese ed alla auspicata revisione degli studi di settore ormai obsoleti, occorre assolutamente rilanciare le infrastrutture, la Formazione, varare un piano serio per le fonti energetiche, per il sostegno alla produzione, la valorizzazione dei nostri prodotti, il contenimento dei costi dalla produzione alla distribuzione.
L’Ente invece che fa? Gestisce in modo scandaloso la questione energia e di nuovi collegamenti infrastrutturali se ne parla solo in tempo di campagne elettorali.
Incapace di razionalizzare la spesa (auto blu, interventi a pioggia, alto numero di assessori, consulenze più volte denunciate, concorsi pubblici banditi su misura per pochi fortunati…), con la Formazione ed i C.P.I. che consumano 12 miliardi all’anno di vecchie lire del F.S.E. dal 2001, ha creato un apparato costosissimo che opera in back office, autoreferenziale, incapace di dare risposte ai nostri giovani, tanto più se diplomati, specializzati, laureati: il rapporto sul mercato del lavoro della Provincia di Terni da anni dice che solo 1 assunzione su 10 riguarda impiegati e tecnici con specializzazione…(i laureati devono migrare) mentre troverebbero lavoro livelli formativi bassissimi…, c’è da mettersi le mani nei capelli!
Fa acqua persino la politica scolastica che non intercetta bisogni formativi adeguati alle aziende del suo territorio e continua a pianificare in ritardo rispetto ai tempi, chiusa com’è nel suo dirigismo impermeabile alle nuove opportunità.
Pensate inoltre alla ricchezza culturale offerta dal nostro territorio, a come questa, se valorizzata, potrebbe fungere da volano per un turismo mai decollato: penso al circolo virtuoso che si creerebbe anche per le piccole imprese di Montecastrilli, se mettessimo a sistema, valorizzassimo e investissimo un po’ alla volta su cultura e turismo.
Tutto ciò denota la cronica mancanza di sensibilità, più che di fondi, di Giunte (non solo Provinciale, mi risulta che anche questo Comune non investa in queste voci…), forse ancora convinte che la nostra storia e la nostra cultura siano unicamente testimoniate dalle saghe paesane di un tempo, mentre il mondo è profondamente cambiato. E’ inaccettabile che tutto ciò passi sulle nostre teste, su quelle dei nostri figli costretti ad andarsene per sopravvivere.
Se vogliamo veramente aiutare le piccole e medie imprese, paradossalmente, oltre che rendere più efficiente e semplice la pubblica amministrazione, occorre ridare slancio alla Scuola, all’Università, alla Ricerca, riscoprire culture e valori che producano nei nostri giovani una scossa emotiva: cioè ricostruire nella collettività nuovi soggetti “creativi” al posto delle pesanti e vuote nomenklature di apparato.

Signori, bisogna avere il coraggio di governare!

Il destino del nostro territorio è appeso ad un filo sottile: è nata una nuova povertà che è figlia della società dell’incertezza, una povertà che crea sofferenza, disagio, emarginazione, delinquenza. Auspichiamo che a prevalere sia una forte volontà di riscossa, di proposizione, di innovazione e quindi di responsabilità politica che trascenda l’attaccamento alla poltrona: questo ci chiede il “POPOLO DELLA LIBERTA’”.

Grazie.
Prof.ssa Gabriella Caronna
Presidente del gruppo FORZA ITALIA in Provincia di Terni
Montecastrilli 7/03/2008

1 commento:

Paolo Cianfoni ha detto...

Gabriella Caronna ha fatto con questo intervento, svolto all'incontro di Montecastrilli, una esposizione chiara, efficace e senza fronzoli di quello che si può fare per le PMI umbre, ma che le amministrazioni locali non fanno. Questo avviene non tanto perché non ci hanno pensato, ma perché per governare bene ci vuole dedizione e competenza, invece dobbiamo tristemente constatare che le giunte umbre hanno evidenziato nell'ultimo decennio una rilevante riduzione della capacità di governo, le stesse strutture organizzative degli enti oggi sembrano capaci di un minore livello di qualità amministrativa. Su questo punto torneremo con analisi approfondite e con "casi purtroppo svolti" di malgoverno umbro.